Qatar 2022, la finale e il potere dei simboli

Argentina Campione del mondo batte la Francia ai rigori. Un Messi leggendario solleva la Coppa, sottomesso alla vestizione simbolica del Bisht, il mantello tradizionale arabo

Giovanna Sellaroli

Finale al cardiopalma e un Messi stellare mettono la parola fine ai mondiali in Qatar 2022.

Dopo il 2-2 nei tempi regolamentari e il 3-3 nei supplementari, l’Argentina, guidata da Lionel Messi vince il suo terzo titolo mondiale battendo ai rigori la Francia del capocannoniere Mbappé, autore di tre gol nella finale.

Cala il sipario su un mondiale rosso sangue, ricco e dorato con l’immagine altamente simbolica di Lionel Messi che, prima di sollevare la Coppa del Mondo, viene “vestito” dall’Emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, con il bisht, il tradizionale mantello arabo, simbolo di prestigio, regalità e ricchezza.

Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo anche se è evasione”, scriveva Pasolini, per il quale una partita di pallone diventa sacra più di una pièce teatrale, più di altre rappresentazioni sacre.

E l’Emiro deve averla percepita come sua la sacralità del momento, imponendo in mondovisione il simbolo sì della ricchezza e della regalità, ma soprattutto dell’orgoglio arabo, e della cinica operazione politica internazionale che ha caratterizzato questo mondiale.

Un gesto che ha sollevato più di qualche perplessità; un atto di rispetto verso il grande campione o propaganda, un’ultima (e discutibile) richiesta dell’Emiro con il presidente della Fifa Gianni Infantino compiacente?

Non si era mai visto che un giocatore, durante la premiazione cambiasse in qualche modo l’abbigliamento; probabilmente è contro il regolamento stesso che la Fifa ha rigidamente imposto in Qatar, che non prevede deroghe all’abbigliamento, anche nelle premiazioni.

E chissà come l’ha presa lo sponsor tecnico oscurato nel momento di massima visibilità ed esposizione del proprio investimento.

E infine, ma non ultimo, Leo Messi ha alzato la coppa con la maglia dell’Argentina coperta da un mantello nero e, anche se si tratta di un abito tradizionale indossato dalle grandi personalità nei momenti importanti, la maglia della nazionale non si nasconde mai quando si alza la coppa, anzi si mostra al mondo.

Comunque la si pensi, è innegabile che in questo mondiale i soldi hanno potuto davvero tutto, anche accaparrarsi il momento iconico della vittoria di un mondiale.

La degna conclusione di un mondiale che registra una partecipazione notevole in termini di pubblico e di spettatori, ma anche molto contestato per le violazioni di diritti civili e sociali di Doha, per la forza lavoro sfruttata, per le morti nei cantieri degli stadi e per la gestione della federazione internazionale del calcio.

Un mondiale dei record e delle polemiche, il più controverso di sempre per i soldi spesi e per la corruzione che ne ha portato all’assegnazione, e che l’ha seguita per cercare di ripulire l’immagine del Paese. Corruzione emersa in questi giorni con lo scandalo che sta riguardando le istituzioni europee.

Portato a casa il mondiale, ora Doha passa al contrattacco sulle accuse. Non sono piaciute le reazioni che si sono verificate in Europa, e il Paese del golfo, in maniera sibillina, ricorda al vecchio Continente le centinaia di miliardi di investimenti e gli affari intrecciati. E ricorda anche il suo ruolo di fornitore di gas. In merito al Qatargate, attraverso la nota di un diplomatico, ieri l’emirato ha fatto sapere di non aver gradito la decisione del Parlamento europeo di bloccare l’accesso a Bruxelles. “Una restrizione così discriminatoria prima che l’inchiesta sia conclusa avrà un effetto negativo sui nostri rapporti” ha dichiarato. Così il Qatar mette in guardia l’Unione europea sull’impatto negativo sulla cooperazione per la sicurezza, sulle relazioni economiche, e sulla fornitura globale di gas.

Il Qatar era già il terzo fornitore europeo, ma con l’abbandono del gas russo da gasdotto, il peso ovviamente sta salendo: gli scambi commerciali con l’Italia, ad esempio, sono saliti di quasi il 25% rispetto al 2021.

Tempi duri per l’Unione europea stretta nella morsa delle decisioni storiche nel tentativo di arginare i regimi.

E tempi duri anche per i media occidentali definiti “ignoranti” e preda di polemiche pretestuose, come spiega il professor Abdallah Marouf, assistente docente di storia islamica all’Università 29 Maggio di Istambul il quale sottolinea: “dal punto di vista culturale, vestire qualcuno con un bisht è un atto di cortesia e di grande apprezzamento in Qatar”. Quello dell’emiro sarebbe stato dunque un gesto di rispetto, oltre che di cortesia, “i media occidentali devono imparare a conoscere le culture altrui invece di lamentarsi come al solito”.

Sarà, ma i dubbi restano tutti.

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