Stranezze dei pentastellati
Perdere consenso non è gradevole, ma non è certo così che si risale. Salvini docet
Gianvito Pugliese
Era qualche giorno che avevo in animo di affrontare questo argomento. Sono già trascorsi diversi giorni da quando ho chiesto ed ottenuto un parere autorevole all’interno del Movimento, esattamente quello del Presidente della prima Commissione della Camera -Affari Costituzionali-, on. Giuseppe Brescia.
La domanda: un tuo commento o solo parere sulla posizione Conte sull’Ucraina. Mettici pure il Costarica di Grillo e la domanda su dove state andando è inevitabile.
La risposta: La nostra posizione è chiara. Il MoVimento 5 Stelle si oppone all’invio di armi che sia al di fuori dell’esercizio della legittima difesa sancito dall’art. 51 della Carta dell’Onu. Dobbiamo lavorare ad una soluzione politica della guerra: abbiamo bisogno di un’escalation diplomatica, non di un’escalation militare, come dichiarato dal presidente Giuseppe Conte. Abbiamo a più riprese ribadito la nostra più ferma condanna all’aggressione di Putin e sostenuto l’invio di armi per la difesa dell’Ucraina, anche se questa decisione non è stata presa affatto a cuor leggero. Abbiamo sempre sostenuto un’azione comune europea e continueremo a farlo, sia sul supporto all’Ucraina, sia sulle sanzioni alla Russia, sia sulle politiche energetiche sulla stessa linea del Recovery fund per la Pandemia.
Ora però si teme un’ulteriore e più grave escalation militare e quindi c’è da decidere fin dove sia opportuno spingersi, naturalmente senza far mancare il nostro aiuto all’Ucraina. È evidente però che se vogliamo che la diplomazia prevalga dobbiamo essere conseguenti.
Forse sbaglio. ma leggo la dichiarazione di Beppe Brescia più come una spiegazione della linea Conte. Non vi è traccia di condivisione, come -va detto- non c’è traccia di dissenso o, quantomeno, di un distinguo. Si limita ad illustrarlo ed in chiusura a sottolineare una coerenza francamente difficile, a prima vista, da intravedere nell’attuale posizionamento del partito di Conte-Grillo.
Non è un argomento facile da approfondire. Diciamolo subito: Giuseppe Conte, l’ho molto apprezzato e sostenuto ai tempi del Conte II, nel Conte I ho condiviso esclusivamente il discorso agostano in Parlamento. per rispondere alla defezione sostanziale, ma non formale di Matteo Salvini, che voleva la fine del Conte I e le elezioni, ma non si dimetteva da Ministro dell’interno, né faceva dimettere i ministri e sottosegretari della Lega.
Non apprezzai la manovra di Matteo Renzi per mandare “a casa” il Conte II. Preconizzai che, mal gli sarebbe incorso al senatore toscano, e così è stato: oggi Italia Viva è al minimo storico dei consenso.
Conte, uscendo da palazzo Chigi si sente offrire da Grillo e soci la guida del Movimento. Qualche mal di pancia dello stesso Grillo nel definire i confini dei compiti e dei poteri di Conte, ma tutto sembra appianarsi. Conte è eletto Presidente, ma il tribunale di Napoli, su istanza di pentastellati contrari, annulla la nomina. Si rivota e Conte riscuote una grossa percentuale di voti favorevoli. L’astensione è però notevolissima e sembra un messaggio dall’interno per ridimenzionarne l’autorità e l’autorevolezza.
La questione è tutta in questa foto che ho trovato sulle pagine del Movimento. Da sinistra, Roberto Fico leader dei pentastellati di sinistra (“sinistri” li definirebbe una certa stampa destrorsa, supportata dalle tv del Cavaliere), Alessandro Di Battista, che impersona un gruppo abbastanza sparuto, tra il nostalgico dell’alleanza con la Lega e posizioni oltranziste alla Meloni ma. se lo definisci “di destra”, minaccia querela e Luigi Di Maio, il pupillo della gran massa pentastellata, che una vera e propria linea politica non c’è l’ha, insegue di attimo in attimo gli umori della base, che interpreta alla perfeziona (lui o i suoi poco importa) e che asseconda, pure se è costretto a dire il giorno dopo l’esatto opposto di quanto sostenuto il giorno prima.
C’è, innegabilmente un grosso problema di base, che nasce con la stessa fondazione del Movimento, quando Grillo, supportato da Casaleggio senior (Gianroberto), raccoglie attorno a se la maggior parte degli scontenti, degli incazzati e finanche degli invisibili. Iniziativa estremamente meritoria quella della coppia di fondatori: Grillo, col suo “vaffanc…..”, raccoglie attorno al movimento forze che lasciate libere alla mercé di partiti anarchico dittatoriali avrebbero potuto degenerare e costituire un serio problema per la democrazia ed il Paese.
Ma quella base la governi benissimo quando sei all’opposizione e puoi urlare contro tutto e tutti. Tutto a gonfie vele, il partito, pardon Movimento, dall’opposizione, cresce fino a raggiungere il 40%. Deve necessariamente porsi il problema di governare, e quindi di trasformarsi in partito di governo. Nella precedente legislatura aveva rifiutato la proposta del Pd in persona di Pier Luigi Bersani. La motivazione ufficiale affidata al povero Vito Crimi “Mai col Pd” sinonimo di corruzione, malaffare etc, quella reale crescere opponendosi. Mossa azzeccata e raddoppiano il consenso.
Ma col 40% o governi o ti sciogli. Provano a proporre al Pd -secondo eletto-, ma il ricordo degli insulti brucia ed il rifiuto è netto. Lo accoglie il terzo partito la Lega che si fionda al governo. Chi scorderà quella cosa ridicola del “contratto di governo”, esaltazione dell’anti-politica da parte di chi ha l’obbligo di governare. La Lega cresce a scapito dei pentastellati e conquista un gradimento nei sondaggi che spinge Salvini a far cadere il Conte I per andare alle elezioni.
Mattarella conferì il reincarico a Conte che riesce a formare un governo di centro sinistra con una maggioranza risicatissima che cadrà sotto i colpi delle imboscate di Matteo Renzi, il cui interesse non si è mai capito, così come gli accordi sottostanti saltati.
I cinque stelle in questa legislatura perdono anche pezzi importanti. Da una loro costola di ex pentastellati dissenzienti nasce Alternativa c’è, che al momento della fondazione può contare su 26 deputati, 23 senatori e 1 europarlamentare. Poi c’è Gianluigi Paragone che con il suo partito antieuropeista Italexit raccoglie qualche transfuga dal Movimento -in cui militava-, ma principalmente dalla Lega.
Il gradimento dei partiti oggi è determinante per le scelte di ciascuno:
I due crollati vistosamente sono la Lega al 15,7 e il M5S al 13,3%, entrambi in caduta libera, che sembra inarrestabile (dura da troppo tempo).
Salvini e Berlusconi, hanno dichiarato guerra alla Meloni il cui partito minaccia le leadership dei due. Ufficialmente centrodestra unito, compatto, allineato e coperto. In realtà si scannano senza esclusione di colpi.
Mentre i cinque stelle, nella spasmodica ricerca di arrestare almeno la caduta, se non di recuperare consenso. da un lato di sono semi-defilati dall’alleanza del “campo largo” proposto da Enrico Letta, con Leu ed Articolo Uno (con potenziali ampliamenti verso Azione e + Europa, Verdi, Italia Viva, Sinistra italiana).
Sbaglierò, ma intravedo un tentativo maldestro di una riedizione di “terzo polo” che fruttò il 40%, irripetibile essendo mutato il tempo e la società in cui viviamo che deve convivere con una pandemia per nulla domata, ma meno pericolosa grazie a vaccinazioni ed altri farmaci, ed una guerra tra Russia e Ucraina che in realtà è guerra della Russia all’Occidente nella sua totalità.
Finora tante considerazioni e pochi fatti su cui quei ragionamenti sono fondati. Rimediamo subito. Proprio sull’Ucraina si è aperto un fronte interno nella maggioranza e nella tenuta del governo con il Movimento 5 stelle che si mette nettamente di traverso sull’invio di nuove armi. Il Movimento ha due anime, al proprio interno, una favorevole e una contraria agli aiuti militari. Giuseppe Conte ha riunito il Consiglio nazionale pentastellato per trovare una linea comune. E la soluzione non aiuta maggioranza e governo che vacillano.
“Ci opponiamo ad aiuti militari che non siano in linea con il legittimo diritto di difesa sancito dall’articolo 51 della Carta dell’Onu e anche a controffensive da parte dell’Ucraina”, ha detto l’ex premier al termine della riunione ed ha chiesto a Draghi ed al ministro della Difesa Lorenzo Guerini di riferire in Parlamento. Il Movimento punta a evitare una “escalation”, aggiunge Conte “e per il M5s è la linea del Piave. Voteremo conseguentemente“.
L’Italia spiega Guerini, è pronta a “un nuovo invio di equipaggiamenti militari, indispensabili per continuare il supporto alla resistenza ucraina” con un semplice decreto interministeriale. Al di là del “tecnicismo”, però, il problema politico resta e Draghi, tornando a Palazzo Chigi, dovrà affrontarlo.
Questo è solo l’epilogo di agitazioni nel movimento che ne riducono l’affidabilità. Giuseppe Conte aveva anticipato che quella del M5S: “non è una distinzione di armi leggere e pesanti ma di funzionalità e utilizzo degli armamenti”. Una posizione che “non spacca assolutamente la maggioranza: il nostro è un contributo e nessuno ci ha mai detto che l’Italia vuole spingere perché ci sia una escalation militare, questa è la nostra linea del Piave. Noi non vogliamo favorire una escalation militare, ma vogliamo anzi che l’Italia sia protagonista dei negoziati diplomatici in modo che la questione sia orientata verso una soluzione politica giusta ed equilibrata e basata sul rispetto del diritto internazionale”.
“Noi voteremo conseguentemente e cercheremo di ottenere una piena condivisione da parte delle altre forze che sostengono il governo e riteniamo che ci siano le condizioni per condividere le nostre preoccupazione e perché il nostro governo in tutti i consessi abbia questo indirizzo politico che è quello di contrastare ogni escalation militare che potrebbe assumere dimensioni sempre più vaste e incontrollabili. Dobbiamo lavorare perché ci sia un indirizzo politico verso una soluzione diplomatica”.
Tutti magnifici concetti, che però all’atto pratico, valgono pochissimo dal momento che si son fatti i conti senza l’oste. Il proprietario dell’osteria è quel Vladimir Putin che il 24 febbraio ha invaso con le truppe russe l’Ucraina e che tende a costruire l’impero Eurasia aperta, da Lisbona a Vladivostok”. Lo afferma Medvedev, non una fonte dell’occidente, ovvero il regno del male, come ci chiama il Patriarca Ortodosso russo Kirill. E l’obiettivo di Putin non è negoziare, ma attaccare la Moldovia, i Paesi baltici, fino ad arrivare al Portogallo. Per negoziare bisogna essere in due.
Non occorre un premio Nobel per capire che se la diplomazia Putin l’ha buttata nella pattumiera, e forse peggio, ed il capo della sua diplomazia è quel Lavrov, che afferma che Hitler avrebbe origini ebraiche, è evidente e non contenibile l’escalation.
Peccato che tutta la sensibilità di quello che è stato un movimento importante per il Paese e per alcune battaglie sociali, davvero meritevoli, oggi abbia chiuso occhi ed orecchi di fronte alle urla di dolore strazianti degli ucraini massacrati a Mariupol, ad Odessa, nel Donbass, e anche a Kiev bombardata mentre vi si trovava Guterres.
Una chiosa simpatica in chiusura. Mi limito alla seconda citazione del messaggio di Grillo dal suo blog. La seconda citazione è tratta dal volume “Salva la terra …o tutti giù per terra” di James Bruges e illustra la storica e radicale scelta di disarmo fatta dal Costarica. “…nel 1948 José Figueres, presidente del Costa Rica smantellò l’esercito. I fondi per la difesa furono assegnati all’istruzione e alla sanità. Le banche, le assicurazioni, tutti i servizi di pubblica utilità e le ferrovie furono statalizzati. Furono introdotti una tassa sulla ricchezza e un sistema di sicurezza sociale. Fu concesso il diritto di voto alle donne e agli immigrati dai Caraibi. Ma non fu un cammino semplice. Gli Stati Uniti cercarono di cacciare Figueres nel 1950 e tentarono per due volte di assassinarlo. Una disputa vecchia di cent’anni col Nicaragua per lo sfruttamento del fiume San Juan s’infiammò nel 1998, ma fu sedata dopo due anni di pazienti negoziati senza ricorrere alle armi. E, cosa significativa, il Costa Rica è l’unico Stato della regione a non essere stato invaso o usato come base dagli Stati Uniti”. “Ora il Paese è democratico -aggiunge Grillo- relativamente ricco e regolarmente nelle prime 50 posizioni dell’Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite. La gente istruita lo rende una nazione attraente per gli investimenti”.
Ora a parte esprimere chiaramente il suo antiamericanismo, che c’entra con l’Ucraina e la Russia?
Mi preoccupa, andando un poco più avanti, la reazione alla costituzione delle forze armate europee. Temo francamente l’alleanza sul tema tra M5S ed odiatissima Lega. più Fratelli d’Italia, ovvero con sovranisti e nazionalisti, coi primi peraltro già sperimentata e da qualcuno all’interno ancora apertamente rimpianta. Numeri preoccupanti in parlamento ed in maggioranza.
Il modo giusto per distruggere in un attimo tutto il prestigio faticosamente riconquistato dall’Italia nell’Ue, anzitutto col Conte II, ma esploso esponenzialmente con Mario Draghi.
Purtroppo “costruire è sempre una faticosa salita, demolire una facilissima discesa“. E speriamo che non si faccia anche una votazione della base sulla nuova piattaforma del movimento per stabilire se l’ultimo principio espresso sia esatto o meno.
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