Trump sceglie Amy Coney
Oggi il tycoon dovrebbe nominare Amy Coney Barret alla Corte Suprema. In Senato prova a ridarsi credibilità il Partito Repubblicano.
GP
Non desta meraviglia che la volontà espressa, in punto di morte, da Ruth Bader Ginsburg, e cioè che a designare e nominare il suo sostituto alla Corte suprema fosse il presidente che uscirà dalle urne a novembre, dovesse essere totalmente ignorata da un personaggio che sta mostrando tutta la sua pochezza morale. D’altronde se la sorella Maryanne Trump Barry, giudice emerito presso la corte d’appello del 3° Circuito Federale degli Stati Uniti, lo descrive come “crudele“, “bugiardo” e “senza principi“, aggiungendo che all’Università altri andavano a sostenere gli esami al posto suo, dunque anche truffatore seriale, una buona ragione ci sarà. Dichiarazioni registrate segretamente e diffuse dalla nipote Mary Trump.
Donald Trump ha partorito l’idea di nominare, con ogni probabilità oggi stesso Amy Coney Barrett, magistrato della corte d’appello di Chicago, al posto di Ruth Bader Ginsburg. Vuol blindare politicamente la Corte suprema che sarà competente a giudicare della regolarità o meno delle imminenti elezioni. Con la nomina della Coney dei nove giudici, da cui è composta detta Corte, sei diverrebbero di nomina repubblicana e solo tre democratici. E Trump già annuncia di ritenere il voto postale oggetto di brogli e minaccia di non accettare una eventuale transizione pacifica.
Capita sempre, se un popolo commette l’imprudenza di eleggere e dare il consenso all’uomo forte, che poi liberarsene costa lacrime e sangue. Vale per gli Hitler, gli Stalin, i Mussolini, i Lukashenko, e le miriadi di dittatorelli diffusi nell’america latina, come nella travagliatissima Africa, che paga molto più spesso la cattiva amministrazione di dittatori sanguinari e predoni di ogni ricchezza, piuttosto che la desertificazione da siccità, carestia, epurazioni tribali, malattie incurabili che vanno dall’ebola al morbillo, mortale per mancanza di assistenza medica e vaccini.
Non esagero, care amiche lettrici e lettori, un Presidente che a dispetto dei pareri dei suoi stessi uomini, sull’illegalità di mandare la Guardia civile contro i manifestanti per le violenze della polizia, li invia ugualmente, che indulge a far chiudere tutte e due gli occhi su milizie armate dell’estrema destra a sostegno degli sceriffi e dei poliziotti razzisti, non ha nulla a che vedere con la democrazia. Fa ridere l’America di Trump che pretende di dare a chiunque lezioni di democrazia.
Probabile incassi la fiducia e l’approvazione del Senato, a maggioranza repubblicana, questa sua nomina, ma il Senato stesso ha cominciato a prendere le distanze. Non ci sta a supportare Trump in un’eventuale transizione non pacifica dopo il voto di novembre. I Repubblicani non sono disposti a barattare la loro storia per difendere un Trump sempre più disperato alla ricerca di guerre, nemici nel Paese e fuori, sistematico istigatore all’odio razziale. Assicurano che rispetteranno il voto del Popolo americano e che la transizione sarà, eventualmente, pacifica ed immediata.
Da tempo si notavano big repubblicani prendere le distanze dalla politica suicida del tycoon. Ciascuno misura dal suo metro: per Trump ingannare e truffare in affari non è scorrettezza ma furbizia, e così crede sia lecito comportarsi in politica. Aver saputo da febbraio della pericolosità del virus e averlo taciuto provocando stermini di americani, non è colpa sua, ma dei Cinesi. Perchè? Chi lo ha indotto al silenzio se non la sua crassa ignoranza -la famosa sorella sostiene che non legge e non ha mai letto nulla? Quello che non mette in conto chi, come lui vuol soggiogare una comunità (grande o piccola che sia) ai suoi affari, è che parlare alla pancia ed al portafoglio della gente-elettori rende nell’immediato, ma se scatta il sospetto di essere usati per gli interessi altrui è l’inizio della fine e credo sia iniziata e, salvo miracoli, sia irreversibile, come dimostrano tutti i sondaggi.
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