Tutti ci spiano: ci sono differenze?

Siamo tutti spiati, ma cӏ differenza tra democrazie e dittature.

Gianvito Pugliese

Questo articolo nasce da qualche riflessione, dopo aver letto sulla stampa inglese la notizia che “la Cina utilizza il software di intelligenza artificiale per migliorare le sue capacità di sorveglianza”. Il titolo non rende neanche lontanamente l’idea dei livelli raggiunti dal fenomeno. Non si tratta solo di indire gare per ottenere software sempre più moderni ed incisivi capaci di contenete un’infinità di dati su ogni oggetto spiato. Naturale che ne siano dotate le polizie di tutto il mondo per combattere la criminalità ed i servizi di sicurezza per prevenire atti di terrorismo o disegni eversivi, ma il fatto è molto diverso.

Il Governo cinese ha disposto che queste intelligenze artificiali siano messe a disposizione di decine di settori del Paese, a cominciare dalle scuole. Ma non solo pare siano stati coinvolti, in questo servizio di spionaggio generalizzato dei cittadini e residenti in Cina le organizzazioni pubbliche, come scuole, ospedali. areoporti e trasporti in genere, ma anche talune grandissime aziende, volenti o nolenti, sarebbero state indotte a spiare i propri dipendenti in primis e finanche i loro clienti.

Provate ad immaginare l’ampiezza del fenomeno del programma ” una persona, un file”. com’è stato denominato, in un Paese delle dimensioni della Cina. Attivisti per i diritti umani come Human Rights Watch affermano che nel Paese si sta costruendo uno “stato di sorveglianza” che viola la privacy e prende di mira gruppi, come la minoranza musulmana uigura. Ma Pechino nega e si difende affermando che il suo monitoraggio è fondamentale per combattere la criminalità ed è stato fondamentale per combattere la diffusione del COVID-19.

Ora non è mai il caso di essere  settari per un giornale che si rispetti, anche se, purtroppo, si registra una larga prevalenza di uffici stampa di partiti mascherati come testate giornalistiche, nel mondo sia della carta stampata, che televisivo. Ma anche il web conta non poche orde organizzate di #fakenewschisti (posso coniarmelo anch’io un neologismo?) al soldo della notissIma “bestia” o di altri.

Dunque, in tutto il mondo evoluto (si fa per dire), o meglio tecnologicamente avanzato, veniamo spiati dalla mattina alla sera tanto e da tanti, davvero troppi. L’episodio più banale lo viviamo tutti quotidianamente. Siamo assaliti, specialmente all’ora di pranzo e cena da proposte commerciali di tutti i tipi. Ma se sei cliente Tim la proposta arriva da Vodafone, Fastweb, WindTre, Iliad …… se invece sei cliente Vodafone da tutti i precedenti + Tim. E ti chiedi: ma come hanno fatto a sapere che sono cliente della tal compagnia, di quale offerta utilizzo e quanto pago? Qui gioca il furto reciproco di dati forniti da funzionari corrotti. Perchè nessuno denunzia: ma perché lo fanno tutti. In un’indagine accurata della magistratura rimarrebbero tutti nella rete, compresi i denunzianti.

E se può capitare, ogni morte di Papa, ovviamente, che qualche col center sprovveduto chiami un’esquimese per vendergli ghiaccioli o un tuareg per proporgli una stufa, se prestate attenzione, non poi più di tanto, vi renderete conto che le offerte riguardano generalmente cose di cui v’interessate normalmente o anche episodicamente. Se siete andati sul social o altri siti a guardare due o tre modelli di auto, ed ancor più se avete chiesto informazioni specifiche ad un venditore, venite bersagliati per alcuni giorni da proposte di acquisto di auto (nuove, usate, sinistrate, elettriche, a benzina, gasolio, pedali…..), idem per una villetta o per qualsiasi altro prodotto. C’è poco da fare, il social o il sito, direttamente o tramite funzionari o impiegati infedeli ha venduto le vostre preferenze. Non solo, ma circola tranquillamente il numero del Vostro telefonino che non avete dato ad altri che ai vostri amici, parenti e compagnia telefonica di appartenenza.

Non sono solo la Cia, l’Fbi e la Nasa americani, l’FSB russo, il Mossad israeliano, MI6 inglese e via discorrendo a spiarci. C’è lo spionaggio commerciale che è forse altrettanto diffuso.

E la differenza dov’è allora, ammesso che ci sia? Eccola; nei Paesi veramente democratici. non quelli a chiacchiere, se mi accorgo di essere spiato, e nessun giudice ha autorizzato l’operazione per motivi di sicurezza pubblica, posso denunziare e con un po’ di fortuna ed un buon avvocato farla cessare ed ottenere anche un giusto risarcimento. Ovviamente, anche nell’attività dei call center c’è dalla violazione della privacy ad una seria nutrita di altri reati, ma è più semplice e meno dispendioso sbattere loro il telefono in faccia, che imbarcarsi in beghe giudiziarie, lunghe, difficili faticose e dall’esito -come sempre- incerto, magari li avete autorizzati senza accorgervene, contestualmente ad altra operazione.

Viceversa, nelle dittature che si reggono su sistemi autoritari e di polizia, provate ad avanzare una cortese protesta. Se vi va bene, sarete prelevati e tenuti in stato di fermo, per il tempo che vorrà il poliziotto di turno, in un commissariato o gendarmeria locale. Se vi va male, il gulag (in Russia) o equipollenti in altri Paesi simili. Per quanto, non si sa, perché il metodo, ovunque nelle dittature (Alexey Navalny in Russia, Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace in Myanmar -ex Birmania-) è quello dei processi in sequenza. Poco prima che finisci di scontare la condanna del primo, arriva il successivo, con condanna annessa, e via discorrendo).

Come vedete non è una differenza di poco conto. Poi, motivi oggettivi a parte, ognuno, che lo vorrà, continuerà a credere che nei paesi totalitari ci sia ancora il paradiso perduto. Non auguro loro di provare quel paradiso e scoprire che in due minuti si può trasformare nel più tremendo girone dell’inferno.

Per seguirci su Facebook mettete il “mi piace” sulla pagina La Voce News o iscrivetevi al gruppo lavocenews.it. Grazie.