Ucraina, brutti venti di guerra
La riduzione drastica di personale dell’ambasciata Usa non fa presagire nulla di buono
Gianvito Pugliese
Ormai all’Ucraina al centro dell’attenzione ci abbiamo fatto l’abitudine, anche perché i negoziati tra le due superpotenze, Stati Uniti e Russia, sono stati prevalentemente, anche se non esclusivamente. incentrati sul Paese ,noto per possedere le più belle chiese ortodosse del mondo.
Non si era ancora spenta l’eco dello scontro tra Gran Bretagna e Russia, avendo la prima accusato la seconda di tramare per sostituire il leader ucraino e mettere a Kiev un pupazzo manovrato da Vladimir Putin. Dichiarazione che ha suscitato la violenta ed, apparentemente, indignata reazione di Mosca. o meglio del Cremlino. che ha negato col massimo vigore possibile tali “bieche insinuazioni”. Senza voler anticipare i ragionamenti che i fatti inducono ad articolare, tanto vigore e tanta indignazione da parte dei russi, può significare solo che gli inglesi, che da sempre dispongono di un servizio segreto tra i migliori al mondo, abbiano colto in pieno, scoprendo Putin e sodali con le mani nella marmellata.
Ora deflagrano come un fulmine a ciel sereno le notizie dagli Stati Uniti che, comunque, s’incrociano con le dichiarazioni dal Cremlino, da Downing Street e dal Palazzo del governo di Kiev.
Pesantissime soprattutto le decisioni di Washington, a cominciare dall’invito ai funzionari dell’ambasciata Usa in Ucraina a far rientrare negli States le loro famiglie. E, mentre su base volontaria è offerta la possibilità agli stessi diplomatici di rientrare in patria, è stato diramato l’invito pressante a cittadini statunitensi presenti in Ucraina a far bagagli e rientrare.
Joe Biden, fanno sapere dalla White House, che ha trascorso il fine settimana a Camp David in consultazione, quasi permanente, con i vertici dei servizi segreti e della più alta gerarchia militare, sta seriamente pensando ad inviare militari americani -per ora da mille a cinquemila uomini, ma aumentabili in relazione alla risposta russa- al confine ucraino minacciato dai centomila soldati russi fatti ammassare da Putin.
Al momento un freno alle sanzioni economiche, nonostante tanti politici influenti americani insistono per avviarle. Ma andiamo per ordine.
L’ambasciata americana a Kiev: “L’azione militare della Russia potrebbe arrivare in qualsiasi momento”. I funzionari: “non saranno in grado di evacuare i cittadini americani in una tale emergenza, quindi i cittadini statunitensi attualmente presenti in Ucraina dovrebbero pianificare di conseguenza“.
Dichiarazione che preoccupa il governo ucraino per le possibili conseguenze sulla popolazione, tant’è che Il ministero degli Esteri ucraino ha definito la decisione statunitense di evacuazione “prematura e una manifestazione di eccessiva cautela“. E aggiunge: “In effetti, di recente non ci sono stati cambiamenti cardinali nella situazione della sicurezza: la minaccia di nuove ondate di aggressione russa è rimasta costante dal 2014 e l’accumulo di truppe russe vicino al confine di stato è iniziato nell’aprile dello scorso anno”.
Le tensioni in Ucraina sono cresciute negli ultimi mesi dopo che il Cremlino ha ammassato 100.000 soldati ai confini del Paese. Una mossa che l’Occidente legge come un prepararsi alla guerra da parte russa per impedire all’Ucraina di aderire alla NATO.
Il Cremlino ha negato di aver pianificato un’invasione, ma i precedenti russi in quell’aria non convincono: l’esercito russo ha già strappato una fetta di territorio ucraino, quando ha preso la Crimea e sta sostenendo con mezzi ed addestratori le forze separatiste, che da otto anni controllano gran parte dell’Ucraina orientale.
L’annuncio del Dipartimento di Stato americano segue di un giorno l’affermazione delle autorità britanniche di avere la certezza che il governo russo stava preparando un ex deputato ucraino come candidato a capo di una leadership filo-russa a Kiev.
Il ministero degli Esteri russo ha respinto l’accusa britannica definendola “disinformazione” e accusando la NATO di “crescenti tensioni” sull’Ucraina. Ha poi sfidato gli inglesi a mostrare le prove di quanto affermano. Guanto della sfida che gli inglesi non raccolgono, fors’anche per proteggere l’anonimato della fonte, che potrebbe essere svelata dall’analisi delle prove per mano del FSB, erede del disciolto KGB. Ma gli inglesi vanno oltre e rivelano che la testa d’uovo ucraina in mano a Putin è l’ex deputato Yevhen Murayev. Costui nega con vigore e minaccia querele, ma sebbene affermi di volere che l’Ucraina sia indipendente dalla Russia e dall’Occidente, il quarantacinquenne Murayev ha sempre espresso opinioni allineate alle narrazioni del Cremlino sul caso Ucraina.
Mykhailo Podolyak, consigliere ucraino dell’ufficio presidenziale, ha decretato un “ni” sul caso Murayev. Se da un lato lo descrive come “una figura troppo ridicola” per essere la scelta del Cremlino a guidare l’Ucraina, dall’altro ricorda che “la Russia ha sostenuto in precedenza figure minori in posizioni di leadership nella Crimea annessa e nell’Ucraina orientale controllata dai separatisti“. E conclude: “Si dovrebbe prendere queste informazioni il più seriamente possibile“.
D’altronde i governanti sodali di Putin dal bielorusso Lukashenko al kazako Tokayev sono leader da operetta. Anche come dittatori sono patetici, dipendenti dal nuovo zar come neonati agnellini dalle madri. Putin per ragioni caratteriali non può avere accanto uomini forti e capaci, li elimina in un modo o nell’altro, sia che lo avversino, vedi Alexei Navalny, sia che lo affianchino.
E la Gran Bretagna non si ferma lì. Il vice primo ministro britannico Dominic Raab. dopo aver annunciato sanzioni imminenti per la Russia a causa delle truppe ammassate al confine ucraino ha precisato che ci sarebbero “conseguenze molto gravi se la Russia prendesse questa mossa per cercare di invadere”.
Tornando a The States il segretario di Stato Antony Blinken respinge le richieste di immediate sanzioni economiche alla Russia, che -a suo avviso- comprometterebbero la capacità dell’Occidente di scoraggiare l’aggressione russa contro l’Ucraina.
Ma mentre Biden rifletteva sul dispiegamento di truppe statunitensi, un alto funzionario dell’amministrazione ha dichiarato che le prossime sanzioni economiche statunitensi alla Russia sarebbero state di vasta portata se dovesse spingersi ulteriormente in Ucraina.
Gli Stati Uniti userebbero la Foreign Direct Product Rule per limitare l’esportazione in Russia di prodotti che incorporano microelettronica basata su apparecchiature, software o tecnologia statunitensi. Componentistica di inestimabile valore per le aziende russe che operano nei più svariati campi della produzione, che rischierebbero la paralisi.
Mi sono dilungato sui fatti, ma se è vero che il mondo è a rischio in questi giorni, e lo affermo senza voler fare alcun terrorismo, come qualcuno affermerà, è anche giusto che i lettori siano informati fino all’ultimo dettaglio a me noto, poi ognuno trarrà le proprie conclusioni liberamente.
Sintetizzo la riflessione. Un piccolo dato va aggiunto. La Russia pretendeva d’imporre un divieto di truppe ed armamenti nato in Bulgaria e Romania, Paesi dell’ex Patto di Varsavia, oggi nella Nato. Secca la risposta della portavoce Oana Lungescu: “La Nato non rinuncerà alla nostra capacità di proteggerci e difenderci a vicenda, anche con la presenza di truppe nella parte orientale dell’Alleanza. Le richieste della Russia creerebbero membri della Nato di prima e seconda classe, che non possiamo accettare”.
Mettete queste richieste, insieme all’invasione della Crimea, la minaccia militare all’Ucraina, come altro definire centomila soldati ammassati al confine, a tanti episodi di un non lontano passato, come le due guerre della Russia in Cecenia, conclusesi con l’adesione della Cecenia alla federazione russa, una vera e propria annessione, e le conclusioni sono evidenti,
Vladimir Putin si mantiene in equilibrio precario. Il bassissimo livello della vita media in Russia, a fronte di patrimoni multimiliardari e ostentazione di ricchezze favolose da parte soprattutto di boss malavitosi, molto spesso ex alti funzionari Kgb, legati a doppio filo al novello zar, è una polveriera. Un nonnulla ed i russi, per natura miti e capaci di sopportazione incredibile, da tempo alla fame, potrebbero esplodere e trascinare tutto. Infatti Putin quando minacciato di sanzioni, perde la bussola e reagisce senza misura. Sa che le sanzioni finirebbero di affamare un popolo già ai limiti della sopravvivenza. Il rischio è altissimo. Non ci sono polizie, servizi segreti, militari che possano fermare una infinita massa di disperati.
Putin, per reggersi, ha promesso loro di restituirgli l’URSS ed i livelli di vita dei russi dell’epoca, quando -conosco molto bene la storia romena- la Romania comunista di Ceausescu, costretta a pagare i debiti di guerra alla Russia, affamava il popolo fino a portarlo nel 1989 alla rivoluzione. Ma la Russia si arricchiva grazie alla miseria indotta in Romania. Ma la Romania è solo uno dei Paesi del Patto di Varsavia, gli altri sono stati fotocopie.
Sembra che, a furia di utilizzare questa storiellina della rifondazione o ricostruzione dell’URSS per tenere a bada il popolo russo, Vladimir Putin abbia finito per crederci veramente. E dall’accarezzare il sogno a trasformarlo in fatti concreti il passo è breve. La recente storia dimostra, senza ombra di dubbio che Vladimir Putin, indispettito ancor più dai recenti successi dell’economia cinese, l’eterno concorrente dei russi, trama, vuole e prova a realizzare quel sogno-incubo.
Vladimir Putin ed Adolf Hitler hanno sogni di conquista molto simili, sono dittatori indiscussi entrambi, hanno talmente tanti punti di contatto da sembrare coniati col medesimo stampino. Ed i lager della Siberia non sono poi tanto diversi dai campi di Dacau o Auschwitz. Non voglio assolutamente negare o sminuire l’orrore degli stermini orrendi ed inumani perpetrati dai nazisti a danno di ebrei, detenuti politici, zingari, omosessuali e tanti altri. Dico solo che se sono orridi i forni crematori, far morire i prigionieri in Siberia di freddo, fame, cure negate ai malati, lavori forzati massacranti, non ti candida di certo al premio Nobel per la Pace.
Hitler lo fermammo troppo tardi, ma lo fermammo, con un costo di vite umane da una parte e dall’altra, pure i ragazzini tedeschi, che morirono, perché schierati ad ultima difesa e baluardo del Fuhrer, gridano vendetta a cospetto della Storia.
Putin va fermato, il popolo russo (che indottrinato, sa solo quello che il regime vuole che sappia) va informato. Le sanzioni economiche vanno moltiplicate. Tutto pur di fermarlo prima che solo l’uso delle armi sia l’ultima risorsa ed in mondo finisca per assistere alla III guerre mondiale, che potrebbe essere anche l’ultima e farci assistere al day after.
Molto spesso ricordo la teoria dei corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico: “La storia si ripete”. Vero, caro Vico, ma la Storia deve insegnarci qualcosa, soprattutto a non ripetere sempre gli stessi errori.
Navalny, è un’ingiustizia che va sanata agli occhi del mondo intero, primo la condanna di Putin da parte di una Corte internazionale per il tentato omicidio dello stesso e per la strage di giornalisti liberi. tutti assassinati nel portone di casa, modalità che è una firma del mandante, secondo facendo dichiarare dalla stessa Corte Navalny non colpevole e liberandolo dal carcere, se serve, con la forza.
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