Ue plaude agli sbarchi a Catania
Per la Commissione europea: “Salvare vite è un obbligo”. Ma non commenta “lo sbarco selettivo”
Gianvito Pugliese
Bruxelles – Anitta Hipper, portavoce per gli Affari interni della Commissione europea, rispondendo a domande di Colleghi durante il briefing quotidiano per la stampa: “La Commissione europea “accoglie con favore” il fatto che le autorità italiane abbiano consentito ieri lo sbarco nel porto di Catania di circa 500 migranti, dalle navi che li avevano soccorsi in mare” ed ha, quindi sottolineato il fatto che: “Salvare vite è un dovere morale e giuridico“.
“La Commissione -ha poi chiarito la Hipper- non ha inteso esprimere pareri o giudizi su questioni relative al coordinamento delle attività di soccorso e all’individuazione dei porti di sbarco, essendo di competenza degli Stati membri”.
Ed ha aggiunto: “Stiamo seguendo da vicino la situazione: ci sono quattro navi, con 573 persone a bordo, tre navi sono entrate nelle acque territoriali italiane, e accogliamo con favore il fatto che 500 persone siano già state sbarcate, e che l’Italia abbia consentito lo sbarco delle persone vulnerabili”
Ha tenuto, quindi, a sottolineare che: “La Commissione europea non è responsabile per il coordinamento dei soccorsi in mare e per l’individuazione dei porti di sbarco … insistiamo sul fatto che c’è un dovere legale e morale di salvare le vite” delle persone in difficoltà, “e che questo obbligo è indipendente dalle circostanze che hanno portato le persone a prendere il mare.
A domanda di un collega sul fatto che è stato consentito lo sbarco in Italia in modo selettivo, solo per le persone giudicate vulnerabili: “Secondo le norme internazionali ogni sforzo dovrebbe essere fatto per assicurare che sia minimizzato il tempo di permanenza a bordo delle navi” delle persone soccorse in mare, “e affinché siano sbarcate in un porto sicuro, dove si possa tenere conto delle particolari circostanze del caso”, visto che “ogni caso è diverso”.
Ed ha concluso con un accorato appello: “Agli Stati membri affinché rispettino il loro obbligo giuridico di assicurare che le persone in difficoltà siano soccorse”.
Certo desta qualche sospetto che il “porto sicuro” per tutte e quattro le navi delle ong sia quello di Catania. I porti attrezzati per lo sbarco di traghetti e navi da crociera sono Palermo, Trapani, Messina, Catania, Siracusa, Porto Empedocle, Mazara del Vallo, Milazzo. Catania era quello più vicino? O quello più sicuro? E sicuro per chi?
Sarà certamente una coincidenza, anche se appare strana, ma che tutte e quattro le navi vengano fatte approdare in quella Catania, dove la Procura della Repubblica, con un provvedimento, certamente condiviso dal Gip, e come tale passato al vaglio di almeno un magistrato della “giudicante”, mandò prosciolto in istruttoria Salvini, all’epoca ministro degli interni, laddove a Palermo, per fatti non certo identici, ma molto simili la Procura della Repubblica ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio del Salvini stesso, ora sotto processo con le imputazioni di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.
Intendiamoci, siamo -il plurale di riferisce alla redazione di questa testata-garantisti e non certo giustizialisti, ed al segretario della Lega spetta la presunzione d’innocenza come a qualsiasi altro cittadino o straniero sottoposto ad un giudizio, fino a sentenza di condanna definitiva (sentenza divenuta inappellabile o della Cassazione senza rinvio). Ciò non toglie che la scelta di quel porto è di dubbio buon gusto, per le ragioni appena spiegate e si presta ad apparire finalizzata a creare una qualche immunità, alla luce dei precedenti specifici, per i tre ministri firmatari del decreto interministeriale di “sbarco selettivo”(noi italiani siamo fantasiosi, non solo nelle denominazioni dei ministeri) firmato dai ministri dell’Interno Matteo Piantedosi (indipendente), della Difesa, Guido Crosetto (Fratelli d’Italia), e dei Trasporti, Matteo Salvini (Lega).
Certo nell’Italia dei furbetti (i poveri idioti -destinati ad essere scoperti-del cartellino, del reddito di cittadinanza illegittimo e delle mille truffette “per campare”) e dei furbacchioni (bancarotte fraudolente a danno di creditori, dipendenti e molto spesso risparmiatori, concessioni pilotate e possiamo continuare fino a Natale) molti approveranno e penseranno “ma vedi che dritti, perché il mio avvocato -quel gran …- non riesce a fare altrettanto?” ma, cara Presidente del Consiglio (con il o la, come preferisce), lei non trova che getta una brutta ombra sul suo governo, che magari non ci ha proprio pensato a fare una furbata per sottrarsi, eventualmente all’equo giudizio della magistratura. Lei, avrà come tutti gli esseri umani anche molti difetti, ma non mi risulta che si sia mai sottratta alle sue responsabilità. Piaccia o non piaccia quell’ombra -che a me pare d’intravedere e la richiesta del Pd perché Piantedosi riferisca in Aula al Parlamento, sembra preconizzare- si estende sul suo Governo e la vocina malevola che gira (“la calunnia è un venticello…“), secondo cui Lei sarebbe divenuta a breve ostaggio del gatto e la volpe, troverebbe piena conferma.
Intanto, se si ferma li per seguire i lavori del Cop 27, le auguro una buona permanenza a Sharm el Sheik. Le aspetta un tour de force non indifferente, con le scadenze alle porte, un attimo di relax sarebbe più che meritato ed utile anche al Paese.
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