Ultim’ora sul coronavirus: il primo caso in Africa

La conferma di un caso conclamato in Egitto è del Ministro della sanità di quel Paese

Non mi piace l’allarmismo, in questi giorni su questa grave epidemia, fortunatamente ancora non pandemia, nata in Cina ma che ha registrato casi, fortunatamente isolati, negli Stati Uniti, come in diversi paesi della nostra Europa ed in Italia, si è scritto e detto di tutto, soprattutto di non rispondente al vero. Non è da escludere che la politica nazionale e locale, che non aveva mai toccato livelli così bassi a memoria d’uomo, e ve ne scrive qualcuno che la segue con attenzione da circa 10 lustri, abbia provato ad usare anche questa tragedia dell’umanità per creare panico e trarne qualche miserabile vantaggio nei sondaggi elettorali. Oggi, però, aldilà dei numeri ufficiali, che finora ci siamo limitati a dare, va espressa la preoccupazione che desta la notizia da poco trapelata del primo caso nel continente africano. La preoccupazione viene dalla maggior difficoltà di controllare la diffusione di una epidemia in un continente dove le strutture sanitarie sono praticamente inesistenti e di recente non solo in Italia, ma in diversi paesi europei un cospicuo numero di colleghi, al soldo di una parte politica, si è affannata a diffamare senza esclusione di colpi bassi le associazioni umanitarie, sia che operassero nel mar mediterraneo, sia che ficcassero il naso nei lager libici, sia che operassero in qualsiasi altra parte di quel continente, che rimane il più ricco di risorse, ma anche il più sfruttato dai cosiddetti paesi civili, che in cambio di gioielli, petrolio e tanto altro preferiscono continuare a fornire armi, magari difettose ed obsolete a prezzi stellari, piuttosto che scuole, ospedali, acquedotti e pozzi per acqua da bere e per coltivare. Divide et impera! Ce l’hanno insegnato gli antichi romani e continuiamo a praticarlo un poco tutti, Italia compresa.

Solo che oggi, mentre il pianeta sta lentamente morendo di desertificazione e mutamenti climatici non controllati, ed i Trump ed i Bolsonaro, fanno spallucce, preoccupandosi solo delle loro insaziabili tasche, dal continente africano, di cui la politica parla, parla, dibatte, strumentalizza, ma non fa assolutamente nulla, rischiamo che arrivi qualcosa al cui paragone locuste e cavallette, associate a terremoti e tsunami potrebbero sembrare bazzecole. quisquiglie, direbbe Antonio de Curtis, in arte Totò, il principe della risata, solo che quì non c’è nulla da ridere, anzi. Prego e spero di sbagliare, ma…….