Dieci anni di emergenza umanitaria in Siria

La guerra alle porte dell’ Europa.

Cinzia Montedoro

Marzo 2011 i siriani scendono in piazza a Daraa, nella Siria meridionale, per protestare  contro il governo di Bashar al-Assad (presidente della Siria). La rivolta si evolve speditamente e si tramuta in conflitto, i siriani iniziano a lasciare le città per raggiungere zone diverse del Paese o per fuggire nei Paesi limitrofi;  con il sanguinoso conflitto interno, la Siria vive uno dei momenti più drammatici della sua storia: dalle proteste di Daraa, all’opposizione armata, agli attacchi con armi chimiche, fino all’Isis. Nel 2014 gli jihadisti annunciano la nascita del Califfato e fanno di al-Raqqa la loro roccaforte, fino alla battaglia di Baghuz, il 23 marzo del 2019, che decreta la caduta dell’ultimo bastione dei terroristi islamici. Il 29 luglio del 2013 viene  rapito a Raqqa, Padre Paolo Dall’Oglio, Gesuita italiano, fondatore della comunità monastica di Mar Musa, e purtroppo nonostante siano passati diversi anni dalla sua scomparsa, non c’è alcuna certezza sulla sua sorte. 

Lacerato al suo interno, la Siria, culla delle civiltà e crocevia tra Asia, Africa ed Europa, oggi è tormentata da una profonda crisi economica e finanziaria dall’inizio del secolo, aggravata dalle ripercussioni del covid. Ad oggi dopo dieci anni di conflitti, la Siria presenta un conto pesantissimo con mezzo milione di morti, 12 milioni di sfollati, città e villaggi trasformati in cumuli di macerie.

Mentre la soluzione al conflitto appare ancora molto lontana, si consuma all’interno del paese una catastrofe umanitaria vicina al punto di non ritorno, anni di conflitto hanno infatti drasticamente ridotto l’accesso a cibo, acqua pulita e servizi di base, Siria è anche bambini in fuga, con le vite e il futuro di una generazione appesi a un filo. In milioni sono stati costretti a fuggire dal conflitto e dalle proprie case, scappando all’estero o rimanendo sfollati tra le macerie, esposti a bombardamenti e violenze. Chi  è riuscito a scappare, fatica a trovare risorse per andare avanti. Dati UNICEF ci spiegano che dal 2011, quasi 12.000 bambini sono stati uccisi o feriti in Siria, un bambino ogni 8 ore, negli ultimi 10 anni, quasi 5.700 bambini sono stati reclutati nei combattimenti, una scuola su tre in Siria non può più essere utilizzata perché è stata distrutta, danneggiata, utilizzata come rifugio per le famiglie sfollate o viene utilizzata per scopi militari, molte delle scuole sono anche infestate dalle mine;  inoltre il numero riportato di bambini che mostrano sintomi di disagio psicosociale è raddoppiato nel 2020, poiché l’esposizione continua a violenza e traumi ha avuto un impatto significante sulla salute mentale dei più piccoli, con implicazioni a breve e lungo termine.

La guerra in Siria ha divorato vite e pace, Papa Francesco ricorda le sofferenze dell’ “Amata e martoriata Siria. Un numero imprecisato di morti e feriti, milioni di profughi, migliaia di scomparsi, distruzioni, violenze di ogni genere e immani sofferenze per tutta la popolazione, in particolare per i più vulnerabili, come i bambini, le donne e le persone anziane. E chiede a tutti di pregare il Signore perché tanta sofferenza, nell’amata e martoriata Siria, non venga dimenticata, e perché la nostra solidarietà ravvivi la speranza”. Un appello, quello del Pontefice, affinché le parti in causa manifestino “segni di buona volontà” e si apra “uno squarcio di speranza per la popolazione stremata” della Siria.

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