Israele propone piano di evacuazione per Rafah: tensione internazionale crescente
Il governo israeliano sottolinea l’importanza di proteggere i civili palestinesi, mentre crescono le pressioni internazionali contro un’eventuale invasione.
Rocco Michele Renna
Martedì, il Wall Street Journal ha riportato che il governo israeliano avrebbe avanzato un piano al governo egiziano per l’evacuazione dei civili dalla città di Rafah, nell’ultimo baluardo della Striscia di Gaza non ancora toccato dalle incursioni terrestri israeliane. L’articolo, citando funzionari egiziani, ha gettato nuova luce su una possibile strategia per proteggere i civili in mezzo al conflitto in corso tra Israele e Hamas.
Sebbene nessuna delle due parti abbia confermato ufficialmente il piano, il capo di stato maggiore delle forze israeliane, Herzi Halevi, ha affermato martedì sera che ai civili “sarà permesso di evacuare” Rafah, lasciando in sospeso i dettagli logistici e temporali dell’operazione.
Con oltre 1,4 milioni di palestinesi rifugiati a Rafah, rappresentando più della metà della popolazione della Striscia di Gaza, la questione della sicurezza dei civili è diventata centrale nel dibattito internazionale. Paesi come gli Stati Uniti, principale alleato di Israele, hanno esortato a una strategia che tenga conto della presenza di civili e preveda misure di protezione.
Il piano israeliano, proposto all’Egitto, prevede la creazione di circa 15 campi con 25.000 tende ciascuno lungo la costa sud-ovest della Striscia di Gaza, finanziati dagli Stati Uniti e da alleati arabi e gestiti dall’Egitto. Tuttavia, il governo egiziano ha ribadito la sua posizione contraria ad accogliere rifugiati palestinesi sul proprio territorio, temendo una potenziale crisi umanitaria.
Le pressioni internazionali contro un’eventuale invasione israeliana a Rafah sono aumentate costantemente. Lunedì, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ribadito la necessità di evitare un’azione militare che metta a rischio i civili palestinesi, sottolineando la richiesta di un immediato cessate il fuoco.
Tuttavia, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha insistito sulla necessità di proteggere Israele dall’attività militare di Hamas, definendo le richieste di cessate il fuoco come una richiesta di “perdere la guerra“, probabilmente ha più paura di perdere le elezioni che si terranno fra poco in Israele.
Le preoccupazioni per una possibile catastrofe umanitaria in caso di invasione di Rafah sono state espresse da diversi leader internazionali, inclusi l’alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea Josep Borrell e l’ex primo ministro britannico David Cameron, ora ministro degli Esteri. La comunità internazionale si trova quindi di fronte a una situazione tesa, con l’urgenza di trovare una soluzione che protegga i civili palestinesi senza compromettere la sicurezza di Israele.
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