A Villa Grande summit del Centrodestra: fumata nera

Ma dal Nazareno delusione per il metodo. Drastica bocciatura da Conte

Gianvito Pugliese

A Villa Grande si sono incontrati, per discutere del nuovo inquilino del Colle, col padrone di casa, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, oltre a Ignazio La Russa, Antonio Tajani e Gianni Letta, Luigi Brugnaro (CI), Lorenzo Cesa (Udc) e Maurizio Lupi (NcI).

Erano meno del 23 dicembre, molti, a cominciare da Toti erano assenti, non è dato di sapere se giustificati o meno. Ma si sa. in Italia se vuoi far riuscire alla perfezione una conferenza stampa, non solo devi annunciare il rinfresco, ma entrare nel dettaglio. Che avete capito? Non dell’argomento della conferenza, ma dell’aperitivo: tipo le tartine annesse,  i mini dessert connessi, e l’altra volta a Villa Grande pranzo di lusso con tanto di menù cinque stelle, questa volte, né se ci è scappato un caffè.

Comunque, i leader della coalizioni avrebbero scoperto, dopo tanto essersi spremuti le meningi, che Silvio Berlusconi è: ” la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica di Capo dello Stato con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono. Gli chiedono pertanto di sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta”. Tanto si legge in una nota diramata dalla coalizione, che così continua: “La figura del nuovo presidente della Repubblica deve garantire l’autorevolezza, l’equilibrio, il prestigio internazionale di chi ha la responsabilità di rappresentare l’unità della nazione. Alla luce di queste considerazioni il centro-destra, che rappresenta la maggioranza relativa nell’assemblea chiamata a eleggere il nuovo Capo dello Stato, ha il diritto e il dovere di proporre la candidatura al massimo vertice delle istituzioni”. E conclude: “L’incontro è servito a ribadire l’unità di intenti del centro-destra”.

Dichiarazione quest’ultima rafforzata dal: “Nel confermare il reciproco rispetto per le diverse scelte in ordine al governo Draghi, i leader della coalizione concordano sulla necessità di un percorso comune e coerente, che va dalla scelta del nuovo Capo dello Stato alle prossime elezioni politiche, valorizzando anche le occasioni di convergenza parlamentare sui contenuti che da sempre sono patrimonio comune della coalizione“.

Troppe dichiarazioni di concordia spesso indicano l’esatto contrario, e cioè che non c’è stato scambio di rose e di baci, ma che son volati gli stracci, Di fatto, con il partito del centrodestra, al momento più suffragato nei sondaggi, all’opposizione e gli altri. quasi tutti appassionatamente, in maggioranza e nel governo tanta unità è solo a parole.

Francamente, se avessi avuto al cancello di Villa Grande un giornalista della mia redazione, c’era invero un assembramento mediatico (nel senso di dipendenti dei media, vedi foto), gli avrei chiesto di guardare attentamente cravatte e colletti, per rintracciare eventuali tracce di discussione “animata”.

Maurizio Lupi, di Nci, uscendo dal vertice ha annunciato che i leader si incontreranno nuovamente la prossima settimana.

Se Berlusconi ha sciolto la riserva, frase abusata che si usa per il Presidente del Consiglio incaricato quando va a riferire al Capo dello Stato, non è dato di sapere. Sui motivi ancor meno. Ma siamo a dieci giorni dalla prima votazione plenaria. Non sono per natura ed educazione complottista ma qualcosa non quadra, sembrerebbe, aldilà delle faccine sorridenti, che il padrone di casa nutra dubbi sull’appoggio incondizionato dei suoi due maggiori alleati e per questo è restio a candidarsi ufficialmente.

Protesta scontata di Enrico Letta, non dal Nazareno come mi sarei aspettato, ma dalla sede ‘Trionfale’ del Pd, dov’era impegnato per l’intitolazione a David Sassoli: “Delusione per il merito e preoccupazione per le implicazioni che questa scelta può avere. La convergenza è obbligatoria. Tutti dobbiamo metterci con lo spirito giusto, in una dialettica di rispetto degli avversari, Nessuno di noi può permettersi scelte totalizzanti, non c’è uno che può imporre ad altri la sua idea. Rispetto reciproco e buona volontà. Noi ce la mettiamo tutti sapendo che dobbiamo essere tutti uniti. Questo è il nostro approccio e non abbiamo mai mollato rispetto a questo“. 

Il segretario del PD ha così concluso: “Serve una personalità di alto profilo. Il nome del presidente o della presidente deve essere condiviso da tutti. Cerchiamo tutti insieme di andare oltre le bandiere e gli stendardi per arrivare a scelte in cui nessuno risulti perdente o vincente”.

A dieci giorni dalla prima votazione per il Quirinale le trattative tra le due coalizioni non sono neanche nel fagotto della cicogna. Evidente che Berlusconi spera nel fallimento delle prime tre votazioni e, quindi, in un presidente non autorevole e condiviso, eletto da oltre due terzi dei votanti, ma in un presidente di parte, eletto magari con uno o due voti in più del 50%. Non è nel dna del Capo assoluto di Mediaset preoccuparsi di queste “sfumature”, da sempre bada solo al risultato e come arrivarci conta poco o nulla. Il lodo Mondadori docet. Almeno per quanti non l’hanno scontato.

Forse Letta ha sbagliato a non avviare incontri tra tutte le forze politiche, non si può a priori escludere che Salvini che le cercava, quasi col piattino, sperava in quella sede, alla luce di qualche legittimo veto, di smarcarsi da un candidato francamente “imbarazzante”. Comunque, da ora vale e siamo alle ultime battute prima che di aprano le danze, pardon le votazioni.

Quanto a Giuseppe Conte, di è espresso in maniera inequivocabile ed estremamente chiara con un tweet di circa mezz’ora fa:

Di certo c’è che Berlusconi non rappresenterà una candidatura condivisa. Ora palla al centro. e speriamo che vinca il migliore e, prima ancora, l’Italia.

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