Appello degli intellettuali a favore di Conte
Su “Il Manifesto” è stato pubblicato un appello che si scaglia contro gli agguati al governo Conte. In un Paese democratico come il nostro suona, francamente, almeno eccessivo
Vito Longo
Ieri è stato pubblicato su “Il Manifesto”, giornale che rivendica orgogliosamente la sua natura di quotidiano comunista, un appello degli intellettuali contro gli agguati a Conte.
Nella storia, l’unico precedente del genere, risale al 21 aprile del 1925. In tale data, infatti, veniva promosso il manifesto degli intellettuali fascisti a favore del neonato regime guidato da Benito Mussolini, redatto da Giovanni Gentile, filosofo e accademico.
Suona alquanto stonato, anche in questo momento storico, provare, seppur in via indiretta, a tacitare il lavoro di opposizione e stampa. Oltretutto, dall’inizio della crisi, non sembra che contro il governo Conte si sia verificata la “levata di scudi” della quale parlano gli intellettuali che hanno aderito a questo appello.
Abbiamo agli annunci via Facebook e alle tante misure contraddittorie e comunicate in maniera poco chiara: basti pensare al bailamme mediatico sulla estensione, più o meno limitata, della qualifica di “congiunto”.
Ad ora, anziché un eccesso di critica, al premier è stato riservato un eccesso di condiscendenza, salvo, viene fatto notare dai Manifesto, dalle numerose testate in quota all’opposizione.
Un’opinione differente, legittima, su come interpretare questa fase storica e sulle misure da prendere per limitare l’incidenza del Coronavirus sulle vite di tutti, non può essere considerata, a mio avviso, come un “agguato”: ne va della vita democratica di un Paese. In America non hanno sospeso le critiche, così come non sono state sospese in nessuna parte d’Europa. È lecito, certo, rivolgere all’opposizione un appello e un invito alla maggiore collaborazione, ma non pretendere di tacitare qualunque voce critica. Giuseppe Conte rimane il premier dei “decreti sicurezza”, che rimangono ancora lì; il premier di “quota 100”, che tante risorse sta sottraendo in questa fase delicata. Provvedimenti votati e fatti approvare quando era alla guida del governo giallo verde, formato da Movimento 5 Stelle e Lega.
Come si vede, quindi, non è affatto un premier esente da critiche, anche più che fondate. E anche nella gestione dell’emergenza, non si può dire che sia stato infallibile. È stato, ad esempio, ondivago sulla gestione del rapporto da tenere con l’Europa e ancora non si sa se, al momento delle scelte, l’Italia utilizzerà o meno i fondi del “nuovo” MES senza condizionalità da destinare alle spese sanitarie per un ammontare complessivo di 36 miliardi (ma più d’uno sostiene “oltre 39). Ugualmente sgradevole è stata la frase, rivolta ad una giornalista, il cui mestiere è quello di fare domande, anche scomode, “quando avrà responsabilità di governo li scriverà lei i decreti”. I soldi promessi a famiglie e imprese, infine, tardano ad arrivare e certo non possono bastare le scuse, pur giuste ed apprezzabili, a farsi perdonare per il tempo perso.
Le occasioni di critica, insomma, a ben guardare, non mancano e altre ancora ce ne sarebbero.
Particolarmente sgradevole, per concludere, un passaggio specifico dell’appello che citiamo integralmente di seguito.
“Dalla destra populista non ci attendiamo nulla e ce ne guardiamo. Non ci incantano le sue repentine conversioni al liberalismo nel nome del “tutto subito aperto, tutti liberi”. Ci preoccupano gli altri, invece, i democratici “liberali”, i grandi paladini della democrazia e della Costituzione, i cui show disinvolti e permanenti non fanno proprio bene al paese, anzi lo danneggiano.”
È piuttosto chiaro il riferimento al discorso in Senato di Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Lo chiariamo in premessa: il passaggio sui morti di Bergamo e Brescia che, se potessero, chiederebbero di riaprire è stato sbagliato. E non vale come giustificazione il “non sono stato capito”. Quando un intervento non viene capito da troppa gente l’errore è da parte di chi comunica e fa passare il messaggio, non di chi ascolta.
Ciò detto, anche ammesso che Matteo Renzi, Matteo Salvini o Giorgia Meloni, stiano lavorando a far cadere il governo Conte, sono pienamente legittimati a farlo. Siamo in democrazia e le idee diverse si accettano, pur non condividendole. Un famoso filosofo francese, esponente di spicco dell’Illuminismo, Francois-Marie Arouet, meglio noto come Voltaire, sosteneva di esser pronto a morire pur di consentire, soprattutto a chi non la pensava al suo stesso modo, che chiunque avesse la possibilità di esprimere un’opinione. Se Renzi, o chiunque altro, volesse far cadere il governo, sarebbe nel pieno diritto di poterlo fare. Sarebbe, di certo, una scelta da biasimare, ma toccherebbe poi agli elettori “punire” la spregiudicatezza di tale mossa.
Con l’auspicio che, presto, la pandemia possa attenuarsi e che il mondo inizi a ritrovare un barlume di normalità, ci auguriamo che il governo sappia guidare l’Italia e che l’opposizione, con forme e toni differenti, possa continuare ad esercitare il suo diritto e dovere di critica. Solo con l’aiuto di tutti potremo, infatti, essere più forti e più efficaci nel contrasto al Coronavirus.