Conte lunedì alla Camera, martedì in Senato.
Ompazzano trattative e abboccamenti per trovare una nuova maggioranza.
GP
Qualcosa non è andata come previsto in casa Renzi, che improvvisamente apre a Conte: “Se Conte scioglie alcuni nodi, ci siamo”. Siamo seri non si fa aprire una crisi di governo in un momento così difficile per il Paese alla prese con un virus pronto ad accopparlo definitivamente e poi improvvisamente, dopo aver chiuso tutte le porte, ci si riapre al dialogo ed alla trattativa. Quali sono i nodi che Conte non ha risolto e che un poco di buona volontà potevano essere sciolti, Renzi non lo dice.
Delle due l’una o Renzi comincia a temere un massiccio ritorno alla casa paterna (Il Pd) di un numero cospicuo di parlamentari che attualmente vestono la casacca di Italia Viva, o i piani e gli accordi segreti per dare all’Italia un governo diverso dal Conte bis, hanno registrato un ostacolo insormontabile imprevisto ed il castello di carte renziano si è dissolto come neve al sole. Tertium non datur e mi sembra poco attendibile l’ipotesi che sia una tecnica messa in atto dal Senatore di Scandicci per far ricadere sugli ex partner la responsabilità della crisi.
Pd e M5S, che non sempre hanno parlato all’unisono in questo governo, per una volta sono uniti nel respingere qualsiasi avance di Renzi e nel chiudere la finestra del dialogo con Italia Viva.
Vito Crimi, nella sua semplicità, è lapidario nel riassumere la posizione dei partiti della maggioranza: “Con Renzi la situazione è e resta invariabile: abbiamo chiuso“.
Non ci sarebbero problemi di maggioranza lunedì alla Camera, ma le difficoltà per il Conte ed Governo sono martedì al Senato dove l’asticella della maggioranza resta fissata a quota 161 e senza i diciotto renziani la maggioranza oggi è a quota 150. Undici senatori, magari qualcuno in più non guasterebbe non è impossibile trovarli. Tra responsabili, costruttori e nuovi gruppi il Governo potrebbe ottenere la fiducia, ma ad oggi questa certezza è ancora lontana dall’appalesarsi con chiarezza.
Renzi ha poi fatto sapere che potrebbe essere disposto a non votare contro ed astenersi, dando così a Conte il salvagente necessario a non affogare, ma sono piuttosto unanimi i commentatori politici nel ritenere che sia una mossa costruita in fretta per timore che chiedere ai suoi di votare contro il governo potrebbe suscitare l’abbandono in massa dei colori di Italia Viva.
Fino a martedì ci sono tre giorni ed in tre giorni tutto potrebbe accadere. Martedì in Senato si giocherà a carte scoperte e si vedrà davvero cosa sta per accadere. Per ora sono tutte ipotesi. Magari ben costruite e motivate, ma sempre solo ipotesi.
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