Draghi accetta e si mette al lavoro.

Ha incontrato i presidenti dei due rami del Parlamento ed ora è a colloquio con Conte.

GP

Mario Draghi ha accettato con riserva l’incarico conferitogli dal Capo dello Stato Sergio Mattarella di formare il governo e si è immediatamente attivato. Dopo aver incontrato la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ed il Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, sta incontrando il Presidente del Consiglio dimissionario Giuseppe Conte.

Molti si domandano se sia un incontro di mera cortesia, nel rispetto del protocollo relativo alla cariche dello Stato, o se Draghi non proporrà a Conte un Ministero, se non la Vice Presidenza del Consiglio. Ma dal Movimento Cinque Stelle si fa sapere che Conte non sarebbe disponibile ad accettare ministeri. Tutto da vedere al momento del giuramento dei Ministri, sempre che Draghi riesca ad arrivarci.

La politica è in subbuglio: i primi a riunirsi sono i tre del centrodestra. Giorgia Meloni parla inizialmente di astensione su Draghi, al fine di mantenere l’unità nel voto della coalizione di destra, ma poi chiarisce, purché ci venga garantita una data per le elezioni a breve. Piaccia o no a Silvio Berlusconi e Meloni, nella destra comanda Matteo Salvini, che ripete il mantra “in democrazia comanda il popolo sovrano, andiamo al voto”. Mi verrebbe di ricordargli che il sistema elettorale annullando le preferenze, ci costringe ad eleggere solo le signore ed i signori che decide il segretario del partito ed i potentati alle spalle dello stesso. Ma Salvini credo lo sappia benissimo e recita la commedia dell’arte. Può dire al voto perchè voglio comandare “con i -famosi o famigerati- poteri assoluti?”. Non credo, allora la formula di rito è quella riportata prima.

Matteo Renzi è giubilante: “Ora è il tempo dei costruttori, non si può non dire di si a Draghi per il bene del Paese”. Ma la rottura con i partiti dell’ex maggioranza è stata troppo violenta e recente e le sue dichiarazioni non sono degnate di una risposta sia pur minima. Ferita e lacerazione sono troppo fresche ed il Senatore Renzi per il momento è confinato in un angolo dalla coalizione. Ne uscirà? Se potranno tenerlo lì gli ex alleati della maggioranza lo terranno volentieri.

E’ il Pd per bocca del Segretario Nicola Zingaretti a chiedere un incontro urgente con i cinque stelle e Leu per non disperdere il patrimonio di coesione ed unità costruiti col Conte due. Leu, per bocca di Roberto Speranza, concorda in pieno. Una qualche freddezza fra i pentastellati.

Gira voce di un intervento di Beppe Grillo che avrebbe dato l’imput di non mettere da parte Conte. Vito Crimi afferma “Quella del voto su Rousseau e una ipotesi da non trascurare. Ovviamente dico ipotesi perché dobbiamo aspettare che prima ci sia un contenuto reale da sottoporre, votare su una persona soltanto mi sembra riduttivo“. Ma non tutti nel Movimento sono per temporeggiare. Federico D’Incà sostiene in assemblea: “ E’ sempre importante sedersi ad un tavolo perché la presenza del M5s impedisce che si possa fare male al Paese. Quindi andiamo a vedere le carte e riconfrontiamoci insieme. Io credo che ci si debba sempre sedere ai tavoli: è il modo migliore per capire, comprendere e scegliere. E solo sedendoci credo si possa andare a vedere”. Sintetizzato, accettiamo la proposta Zingaretti. Crimi rincara: ” “Per qualunque misura a livello parlamentare si deve sempre o comunque passare da noi. Questo è un patrimonio che non dobbiamo disperdere, noi siamo determinanti anche nel caso in cui dovesse nascere questo governo. Se non possiamo far nascere un governo tecnico noi possiamo però essere determinanti nelle scelte, su qualunque cosa. Al di là di quello che faremo, quando è se dovesse nascere questo governo tecnico noi saremo condizionanti “.

Ma l’interesse di tutti è puntato sulle parole di Mario Draghi: “Ringrazio il presidente della Repubblica per la fiducia che mi ha voluto accordare. E’ un momento difficile. Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi quotidiani, rilanciare il Paese sono le sfide. Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell’Ue, abbiamo la possibilità di operare con uno sguardo attento alle future generazioni e alla coesione sociale. La consapevolezza dell’emergenza richiede risposte all’altezza della situazione e con questa speranza che rispondo all’appello” di Mattarella. Sono fiducioso che dal confronto con i partiti, con i gruppi parlamentari e le forze sociali emerga unità e capacità di dare una risposta responsabile”.

Da domani le consultazioni del Presidente incaricato con le delegazioni dei partiti.

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