Fdi è già al due più due, ancora un piccolo sforzo…
Così potranno andare a San Remo a rifare il Quattro+quattro di Nora Orlandi (in copertina)
Gianvito Pugliese
Ho assistito ad una Meloni inviperita, perché, nella conferenza stampa congiunta con Olaf Scholz, buona parte dei giornalisti le ha chiesto di commentare il caso Del Mastro-Donzelli, cosa che la leader di Fratelli d’Italia ritiene abbia oscurato la sua mission patriottica in Germania.
Aggrappatasi alla dichiarazione di Carlo Nordio in Parlamento, secondo cui il contenuto del documento del Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria), rivelato da Donzelli ed ottenuto da Del Mastro, non era segretato, ha escluso le dimissioni dei due, richieste da tutta l’opposizione. Lo ha fatto con una lettera aperta inviata al direttore del Corriere della Sera, Fontana
Un primato i nostri due “eroi” lo hanno ottenuto: sono riusciti ad indurre le opposizioni, per la prima volta, a fare fronte comune.
Peccato che, sia Nordio prima, che la Meloni poi, abbiano omesso di riconoscere che il Dap stesso aveva catalogato quei documenti come “non divulgabili” esattamente il contrario di quanto hanno fatto il vicepresidente del Copasir, Donzelli, ed il sottosegretario alla Giustizia, Del Mastro. Sottolineo i loro delicatissimi incarichi politici per i riflessi di certe “superficialità” sulla sicurezza dello Stato, che sta affrontando, in questo momento, una guerra ibrida.
Carlo Nordio è stato più attento ed abile: limitandosi ad affermare che i documenti non erano stati segretati, non ha scagionato i due compagni di partito, in attesa di conoscere le determinazioni della magistratura, a differenza della Meloni, che li assolve con un: “i documenti non erano secretati” pur sapendo benissimo che hanno reso noto, in una pubblica seduta del Parlamento, documenti definiti espressamente dall’Autore, cioè il Dap, “NON DIVULGABILI“.
Assistiamo così ad una doppia coppia Meloni-Nordio, che assolve con sfumature diverse, il secondo non condannando in attesa di…, la coppia Donzelli-Del Mastro, colonnelli e pezzi da 90 del partito della Meloni. Quest’ultima ha solo invitato tutti ad abbassare i toni dello scontro, riconoscendo che i due suoi fedelissimi “avevano esagerato“, quando se n’erano serviti per attaccare quattro parlamentari dem (Serracchiani, Verini, Orlando e Lai) che, nell’esercizio dello loro funzioni e prerogative istituzionali, erano andati a verificare le condizioni di salute di Cospito, recandosi in carcere, ed accusarli di “collusione con la Mafia” (Donzelli) e di “aver fatto l’inchino ai mafiosi” (Del Mastro). Ovvia querela da parte dei quattro Dem.
Assistiamo così alla formazione di due duetti affiatatissimi: Meloni-Nordio, difensori -terzini di spinta- e Donzelli-Del Mastro -attaccanti di sfondamento. Un piccolissimo sforzo e dall’embrione di una formazione calcistica, in vista dell’imminente debutto del Festival di Sanremo si potrebbero trasformare nella cover del complesso canoro più noto della storia del Festival. Potrebbero, dunque, occupare il posto lasciato vacante dai celeberrimi “Quattro più quattro” di Nora Orlandi. Certo, sarebbero meno intonati i “Quattro più quattro” di Berlusconi-Salvini. Sono loro due, infatti, i veri vincitori in questa squallida storia d’intolleranza in stile dittature da repubblica delle banane.
Mi dicono che il Presidente Meloni, durante il volo, si sia per un attimo sfogata con un: “Mi vogliono azzoppare”. Per qualcuno si riferiva ai giornalisti, ma per i più ai politici. Quali?
Presidente Meloni, Lei non ha certamente bisogno che io le ricordi che al linguaggio del corpo occorre dare più attenzione che a quello vocale. Mentire a parole è facile, ed in politica abituale, col corpo molto meno facile e raro che accada. Ricorda gli sguardi dei suoi due leader alleati mentre parlava da premier il pectore, lasciando il Quirinale?
Non occorre, dunque, guardare tanto lontano.
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