Forza Italia incontra Italia Viva. Manovre per un Nazareno2?
Incontro ai massimi livelli. mancavano solo i due leader, tra Italia Viva e Forza Italia: tavolo permanente di consultazioni o prove di centro per un Nazareno2.
GP
S’incontrano, segretamente, ma non troppo, se qualche giornalista ne era già al corrente, le delegazioni di Italia Viva e Forza Italia. La prima annovera due pesi massimi del partito Maria Elena Boschi e Davide Faraone, rispettivamente capogruppo alla Camera ed al Senato, la seconda composta oltre che dalle due capogruppo Anna Maria Bernini (Senato) e Maria Stella Gelmini (Camera), anche da Niccolò Ghedini, semplice Senatore, ma annoverato tra i più ascoltati dall’ex Cavaliere. Ufficialmente si trattava di dar vita ad un tavolo permanente di consultazioni tra i due partiti, accomunati da una stessa visione di diversi temi politici attualmente sul tappeto, a cominciare dalla prescrizione.
Se si coniuga questo incontro con le recenti dichiarazioni di Renzi, le sue continue prese di distanza da Conte e dal governo, al quale pretende d’imporre -forte di un 4% del consenso e di un manipolo pur esiguo di senatori, ma ad oggi determinante- la sua visione dei provvedimenti in itinere, è naturale chiedersi se la cosa sia davvero solo finalizzata a quanto dichiarato o piuttosto non si tratti delle prove generali di quel centro che molti vogliono occupare e che potrebbe risultare determinante con il proporzionale per la formazione e la tenuta dei prossimi governi italiani.
A ben vedere il 4-5% di Renzi-Italia Viva, sommato al 4,5-5,5% di Berlusconi-Forza Italia ed a Calenda-Azione col suo 2-2.5%, oscilla oggi tra il 10.5 ed il 13% a cui qualche altro punto potrebbe essere aggiunto da frange assolutamente minoritarie e poco consistenti finché rimarranno isolate ma che, accorpate al neonato centro, potrebbero avere una qualche visibilità e, cosa che più conta, qualche poltroncina di governo e, soprattutto, del molto più ambito sottogoverno.
L’ipotesi non è detto che si realizzi, se l’abbiamo azzeccata (come direbbe Di Pietro) è comunque embrionale e tra un avvio di trattativa e definire un accordo, ne passa di acqua sotto i ponti (dell’Arno o Naviglio che sia). Certo è che a Berlusconi sta parecchio stretta l’alleanza, o meglio la sudditanza verso Salvini e Meloni e Matteo Renzi, al pari dell’altro Matteo, vede in Conte un grosso ostacolo alle sue ambizioni di ritorno da protagonista sulla scena politica nazionale. E dire che si era ritirato dalla politica e voleva fare solo il Senatore di Scandicci. Ma già l’ennesima Leopolda aveva fatto capire che il “ritorno in campo” era avvenuto e non certo per accontentarsi di marginalità.
Se il progetto riesce il centro e la troika Renzi – Berlusconi – Calenda diverrebbe l’ago della bilancia indispensabile sia per la destra che per la sinistra, che da sempre in Italia non riescono ad avere una maggioranza autosufficiente e quando pure l’hanno sfiorata hanno perso velocemente pezzi per strada. I governi Berlusconi e Prodi insegnano.
Se abbiamo ragione o abbiamo preso una cantonata non tarderà a venire la conferma o la smentita. Intanto il Paese langue tra disoccupazione crescente, stagnazione che somiglia sempre più ad una recessione, ed avrebbe bisogno di testi unici, riforme radicali e governi stabili. Ma, se il quadro è questo, la stabilità non c’è e non ci sarà. Il Sindaco d’Italia cade in ginocchio, come dalle nostre parti (la Puglia) una miriade di sindaci per manovre di palazzo, che hanno mandanti ed esecutori materiali neanche tanto oscuri.