Guai per Conte, in forse la sua leadership
Il tribunale di Napoli dà ragione al ricorso degli attivisti M5S e sospende la sua elezione a leader
Lidia Petrescu
La sconfitta in tribunale, per Giuseppe Conte, fa crescere ulteriormente la situazione già difficile nel Movimento 5 stelle. Il Tribunale del capoluogo campano ha sospeso le due delibere con cui, lo scorso agosto, il M5S ha modificato il suo statuto ed eletto Giuseppe Conte come presidente dei pentastellati.
I provvedimenti (che risalgono rispettivamente al 3 e al 5 agosto 2021) sono stati sospesi, in via cautelare, per la sussistenza di «gravi vizi nel processo decisionale», in primis l’esclusione dalla votazione di oltre un terzo degli iscritti e, quindi, il mancato raggiungimento del quorum. Il processo intentato da un gruppo di attivisti del Movimento, difesi dall’avvocato Lorenzo Borrè supportato da Steven Hutchinson, Renato Delle Donne e Liliana Coppola, i quali hanno presentato il ricorso assieme a centinaia di attivisti che hanno contribuito al pagamento delle spese legali. Gli attivisti M5S esultano «Oggi il Tribunale di Napoli, accogliendo il reclamo per la sospensione dell’efficacia delle delibere che hanno modificato lo statuto e incoronato come candidato unico alla presidenza del M5S Giuseppe Conte, ripristina il principio della necessità della partecipazione di tutti gli iscritti nell’adozione delle scelte fondamentali del nostro Movimento», dichiarano gli iscritti 5S che avevano depositato il ricorso ad ottobre 2021.
«La parità dei diritti è una pietra angolare del M5S e non può trovare deroga in alcun caso, tanto meno per l’accesso alle cariche statutarie in quanto non esistono primi inter pares. Ora confidiamo in un processo partecipativo aperto e in una riflessione sugli errori e sulle forzature fatte, chi ha sbagliato deve farsi da parte. Ringraziamo l’avvocato Lorenzo Borrè per l’assistenza che ci ha dato dal primo momento», concludono i ricorrenti napoletani in rappresentanza delle centinaia di iscritti che hanno sostenuto il ricorso.
Di certo è che per Conte si tratta di una grossa tegola, anche se sui social piovono elogi, l’affetto e l’appoggio per lui vedi hashtag #AvantiConConte e non sol . Diverso è l’approccio di molti pentastellati che vogliono la testa di Luigi Di Maio con l’hashtag #DiMaioOut .
“Chi ha sbagliato deve farsi da parte“, hanno dichiarato i tre attivisti che hanno presentato il ricorso. Cosa succede ora? In attesa della replica ufficiale dei vertici M5S, a parlare è il legale dei ricorrenti secondo cui sarebbero fuori gioco sia Giuseppe Conte, che l’ex capo politico reggente Vito Crimi. “L’unica cosa che possono fare ora la può fare Beppe Grillo“, ha detto Borrè, “indire le votazioni del comitato direttivo del M5s, come fece lo scorso 29 giugno. E ripartire da lì. Solo dopo aver votato il nuovo comitato direttivo, si possono eleggere i nuovi membri del comitato di garanzia, i probiviri, ecc.. Qualsiasi altra decisione può essere facilmente impugnata”.
Avvocato lei ha vinto una battaglia, dunque, complimenti! Non altrettanto ai suoi clienti, che forse credono di aver vinto, ma hanno perso e pure ignominiosamente. Perché il Movimento è in caduta libera da tempo, dall’inizio della legislatura, quando registrò nelle urne il 32 virgola qualcosa, variante tra Camera e Senato, e che oggi fa fatica a mantenere il 14% di consenso elettorale. Consenso, che per chi segue le proiezioni, ha registrato una lieve risalita con la guida di Conte e un crollo vertiginoso con l’avviso di garanzia a Beppe Grillo. Ed i pentastellati più oltranzisti, i firmatari del ricorso, storicamente poco garantisti e molto forcaioli, ora non trovano di meglio che cercare di estromettere Giuseppe Conte e affidarsi all’inquisito Beppe Grillo. Per carità, per Grillo come per tutti, vale il principio della presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva, ma non significa poter gestire da indagato la cosa pubblica. Questo è evidentemente solo un match della guerra avviata da Di Maio a Conte, culminata nella diaspora per la votazione del capo dello Stato, con seguito di dimissioni.
Un’infinità il consenso ed il sostegno a Conte tra i pentastellati. Lui ha dichiarato: “La mia leadership non dipende da carte bollate”. Li ascolti Conte, faccia un altro partito, si liberi di oltranzisti e masochisti con la sindrome di Tafazzi. Meglio perderli che trovarli. Li lasci nelle mani di quelli che si sono scelti. In breve il M5S sarà solo storia e neanche troppo edificante. Con garbatissimi “vaffa…” è nato ed un bel “vaffa…..” merita, nulla di più. Lei, Conte, ed i suoi fan, voi si che meritate di più.
Intanto il garante del M5s tace, mentre dal suo staff fanno sapere che non è prevista una trasferta imminente a Roma.
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