I politici parlano del Colle. Ma il Parlamento ha ben altre priorità

I due rami sono impegnati a ‘liberare’ i calendari dalle urgenze, legge di Bilancio, decreto Pnrr e super green pass, mentre incombe una raffica di voti di fiducia

Gianvito Pugliese

Strano il mondo politico. Il Parlamento in seduta comune, allargato ai rappresentanti delle regioni è competente ad eleggere il Capo dello Stato ex art. 83 della Costituzione.

Ma la discussione e le scelte dei candidati non vedono una partecipazione attiva dei titolati ad eleggerlo, i parlamentari ed i tre rappresentanti di ciascuna regione, ma esclusivamente dei big dei partiti, chiamarli leader -che è cosa assai diversa- è offensivo per il termine. Ne discutono e, se tutti auspicano a parole la maggior convergenza sul nome, invocando riunioni plenarie urbi et orbi, in realtà se si vedono all’interno delle coalizioni è grasso che cola.

In questo preciso momento a villa Grande, residenza romana di Silvio Berlusconi, vertice del centrodestra, ovvero pranzo del padrone di casa con due ospiti Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

I tre big e nessuna altro, nemmeno i meno big, al vertice della galassia di partitini e movimenti dello 0,X% che vivacchiano attorno alla due grandi aree (destra e sinistra), possono metterci lingua.

Una vera e propria catena di Sant’Antonio nel fregare i legittimi poteri al prossimo. La sovranità appartiene al popolo che la esercita……., recita la Carta Costituzionale. Certo, infatti, caro popolo sovrano, più bue che altro, al voto non puoi esprimere preferenze, chi verrà eletto o meno lo stabilisce il big segretario di partito che compila l’ordine delle lista. Tu sovrano, portato a votare come il bue alla mangiatoia, con una bella corda attaccata all’anello al naso, voti la lista e ….zitto e basta. Ma veramente vorresti decidere chi va al Parlamento. Proprio tu che ne sai meno delle capre del complesso mondo della politica e degli affari connessi?

Ma le catene di Sant’Antonio sono così. Svuotato di ogni potere il popolo, ora tocca agli eletti. Ma come, signori peones, avete l’arroganza di voler decidere chi eleggere a presidente della repubblica solo perché la Costituzione vi chiama alla funzione elettorale. Ma stiamo impazzendo, noi decidiamo e voi obbedite e basta. La storia finisce quì.

Il Parlamento, infatti, in entrambi i rami deve fare una corsa contro il tempo per dare il via libera definitivo alla manovra, entro il 31 dicembre, e scongiurare, così il rischio dell’esercizio provvisorio. Ma urge mettere in sicurezza con la doppia fiducia il decreto sul Piano di ripartenza e resilienza e, infine, il decreto che ha istituito il ‘super’ green pass. Questo il calendario vincolante dei lavori di Camera e Senato, che andrà avanti almeno fino a metà gennaio.

Nel frattempo occorrerà calendarizzare le votazioni per il successore di Mattarella. La prima seduta per il voto sul Colle potrebbe tenersi il 21 o 22 gennaio. Ma si tratta di mera ipotesi. 

Il tour de force è già iniziato da una settimana causa la doppia fiducia messa dal governo sul decreto fiscale. Idem sul decreto Pnrr: licenziato avantieri da Montecitorio con voto di fiducia, ieri mercoledì 22 dicembre toccava al Senato bissare la fiducia e dare l’ok definitivo al provvedimento.

Sarà poi il turno della manovra: l’obiettivo è chiudere l’esame, pure con voto di fiducia sul maxiemendamento che contiene tutte le modifiche apportate al testo, passarla a Montecitorio entro oggi, max domani mattina. La legge di Bilancio arriverà alla Camera. Previsto esame fulmineo in commissione il 27 dicembre, per approdare l’indomani in aula, votare la fiducia il 29 ed approvarla il 30. Se va male si voterà il 31, tanto i veglioni sono proibiti. Ma sono in tanti a voler chiudere il 30 sera per andarsene a casa.

La Camera tornerà a riunirsi il 10 gennaio: all’ordine del giorno la discussione generale della proposta di legge sull’attività di lobbying, voluta dai 5 stelle. A seguire mozioni e provvedimenti non urgenti. Negli stessi giorni, il Senato dovrà approvare in prima lettura il decreto sul ‘super’ gren pass, che dovrebbe passare alla Camera il 17 gennaio.

Anche sul decreto sul super green pass è probabile che il governo ponga la fiducia in entrambi i rami del Parlamento. Mobilitati di fatto deputati e senatori per circa 15 giorni di attività a tempo pieno. Salvate solo le feste di Natale e Capodanno, Epifania e i weekend. Poi l’attenzione sul voto per il Presidente della Repubblica, fino al 3 febbraio, giorno in cui scade il mandato settennale di Mattarella.  

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