Il caffè con il lettore
Crepe profonde a Palazzo Chigi: Salvini leader sfiduciato, ora il congresso della Lega è aperto.
Gianvito Pugliese
Do il benvenuto anche quest’oggi ai miei preziosissimi ospiti del caffè… E’ solo grazie a loro che il più delle volte, quando l’argomento è attuale ed interessante, l’editoriale diventa, quasi per miracolo, il frutto o, se preferite, il sunto di discussioni ed approfondimenti, che trasformano il nostro “salotto” in un vero e proprio cenacolo.
Ho usato il temine miracolo, può sembrare eccessivo al limite della blasfemia, ma non mi riferisco ad un miracolo di un Santo, bensì ad un molto più comune, ma non per questo meno importante miracolo laico.
Per diversi anni sotto la direzione di Francesco Rossi a BariSera, oltre che “Agrodolce” la vignetta quotidiana satirica in prima pagina, e qualche articolo particolare, curavo “Diario di bordo” una rubrica trisettimanale. Il lunedì usciva un sunto ragionato delle principali informazioni della settimana trascorsa. Per ciascuno dei sette giorni una notizia dal Mondo, una dall’Europa, una nazionale, una regionale pugliese, ed una di Bari, sede ed anima del quotidiano della sera.
Il mercoledì era destinato al commento di un fatto di costume particolarmente significativo, ed il venerdì, che molti lettori consideravano di passione, tutto dedicato ai commenti politici.
In realtà, nelle intenzioni dell’ottimo Rossi, Diario di bordo, doveva rappresentare la linea editoriale del giornale e far venir fuori la sua vera anima e modo di pensare, in una parola il suo pensiero sulle notizie principali della settimana. Grazie al Direttore Rossi avevamo buttato alle ortiche il provinciale divieto, dilagante in quasi tutte le redazioni locali, di citare altre testate ed eravamo liberi di spaziare senza limiti e confini segnati.
Ebbene per diverso tempo il sabato dovevo leggere e rispondere alle lettrici ed ai lettori, che mostravano entusiasmo per i contenuti del lunedì e del mercoledì, ma assai meno, anzi decisamente scarso per la politica del venerdì. Non mi sono mai stancato, anche perché la politologia era ed è per me pane quotidiano, di rispondere soprattutto alle tante casalinghe che mi onoravo di essere comprese tra le mie lettrici che la politica era fondamentale, perché il prezzo del pane, come tutto il resto, era il frutto di decisioni e comportamenti politici. Il primato dell’economia, il prezzo dovuto all’incontro/scontro tra domanda ed offerta, era si una componente, ma non quella fondamentale che risiedeva nella politica.
Ecco il miracolo laico del caffè con il lettore. La politica suscita interesse notevole e le discussioni che si aprono squarciano il velo portandoci insieme a scoprire accezioni inedite assolutamente imprevedibili un minuto prima di esserci avviati in quella direzione.
Ed oggi la domanda che ci siamo posti è: Matteo Salvini, in quanto leader della Lega è arrivato al capolinea, o ha ancora tempo per recuperare?
Ormai l’abbiamo imparato a memoria che dopo gli exploit fragorosi, le punte intorno al 40% di consenso, inevitabilmente arriva “la caduta degli dei”, una caduta rovinosa, come fragorosa era stata l’ascesa.
Così fu per Matteo Renzi, leader del Pd, che portò il partito ad un consenso di poco superiore al 40%. Eccesso di sicurezza, convinzione di onnipotenza ed un referendum sulla riforma costituzionale lo fa precipitare in un pozzo senza fondo. Si ritroverà, per riaffacciarsi in politica, a dover fondare un partitello che va su e giù intorno al 3%. Fu quindi la volta del Movimento 5 Stelle, con leader Luigi di Maio, di toccare il cielo e le stelle con un dito: primo partito nel Paese ed incarico di formare il governo. Nasce il Conte I, con la Lega di Matteo Salvini. Alle elezioni europee la situazione s’inverte, e la Lega sfiora il 35%. Salvini vuole i pieni poteri e la poltrona di Conte. Non gli riesce e da quel momento non gli riesce quasi nulla. In politica, per quanto abili a blindarsi con fedelissimi al potere, non si vive di rendita. Il consenso elettorale cala fino a crollare ed in Sardegna la Lega di Matteo Salvini alle regionali di pochi giorni fa supera di misura il 3%.
Salvini vorrebbe una prova d’appello nelle elezioni abruzzesi a marzo, ma i suoi avversari interni alla lega che sono tanti e potenti, mentre gli amici per la pelle si sono ecclissati, gli danno appuntamento alla Europee e al congresso del partito da celebrare subito dopo. Se in Abruzzo il centrodestra potrebbe reggere, e la Lega ha qualche chance, nelle elezioni per l’Europa non c’è scampo. Con la Meloni che gli ha sottratto consenso e seguaci alle europee sarà grasso che cola se dagli attuali diciotto eurodeputati leghisti, saranno eletti otto e Salvini resta sempre Salvini e anziché cercare di far quadrare il cerchio e blandire quelli che torneranno a casa, continua a sparare la candidatura del generale Vannacci, che secondo lui sarebbe capace di togliere tantissimi voti alla Meloni.
Ora Vannacci, oltre ad essere indagato dalla procura di Roma per incitamento all’odio razziale, ha un altro procedimento – parallelo tra magistratura ordinaria e magistratura militare – per truffa in relazione alle spese sostenute quando è stato incaricato per gli affari militari a Mosca. E se non bastasse il Ministero della Difesa gli ha comminato la sospensione da ogni incarico per 11 mesi.
Salvini sbotta: “Un’inchiesta al giorno, siamo al ridicolo, ma quanta paura fa il Generale”? Del ridicolo l’ha dato al Ministro Crosetto che gli risponde: “Nell’attesa io avrò continuato a porgere l’altra guancia e le avrò consumate entrambe”.
E mentre Salvini gioca la sua ultima carta ritenuta vincente, ma evidentemente da tutti considerata un ennesimo flop, partono le bordate.
Il più duro sostanzialmente il governatore del Veneto Luca Zaia: “Mi piaceva di più la Lega Nord, anzi, la Liga… Spero la Lega diventi sempre più un partito labour alla Tony Blair“. Totale rotta di collisione con la Lega Salvini premier e le sue politiche ormai fallimentari.
Roberto Castelli: “E’ fallito il progetto della “Lega nazionale con Salvini premier”… la sua parabola è finita… Il 34% delle scorse europee era per Salvini, non per la Lega. Adesso però il segretario si ritrova senza un progetto, ha la stessa identità politica di Meloni, un doppione senza prospettiva”.
Finanche il fedelissimo governatore lombardo Fontana ha dovuto ammettere: “Se i problemi sono strutturali, occorre fare qualche ragionamento“.
Ma il Congresso che si terrà dopo le europee ormai è stato aperto ufficialmente dalla dichiarazione in assemblea dei 500 leghisti di Treviso, roccaforte della Lega: “Urge un nuovo segretario federale. Abbiamo il fiato corto“. E nella stessa assemblea la proposta dell’assessore regionale Federico Caner: “Si deve togliere il nome di Salvini dal simbolo” ha ottenuto un’autentica ovazione della base.
Francamente mi sembra scontata la fine politica di Salvini. Sarò impietoso, ma ritengo sia anche durato troppo, l’ho sempre e solo visto arrabattarsi squallidamente, lanciando un odio al giorno, inventato per raccattare qualche consenso. Non è mendicando che si può far politica.
Ciò che mi chiedo e non Vi chiedo, perché è troppo presto per fare previsioni, è: “La prossima volta per chi suona la campana”. Questa la possiamo considerare già andata.
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