Il Caffè con il lettore

In politica c’è un limite all’ipocrisia? Meloni si appella agli italiani: su riforme decidete voi o partiti?

Gianvito Pugliese

La comunicazione della Meloni, nonostante si sia fatta affiancare dall’espertissimo Mario Sechi, nominandolo capo ufficio stampa di Palazzo Chigi (a proposito, Auguri, Sechi, per la direzione di Libero!), risulta alquanto poco professionale e parecchio confusionaria. Sbaglierò, ma è un aspetto della sua personalità irruente. Non sta lì a pensarci e programmare, la butta giù come viene, poi, vada come vada.

E’ il caso di un suo recente video in cui “difende la manovra e l’intesa Albania e poi annuncia la data G7 Puglia“. Argomenti più che sufficienti a chiudere il cerchio. Per noi, ma non per lei che infarcisce il video, al pari di uno chef alquanto esagerato con una pasta al forno con troppi ingredienti, di contorno all’argomento del suo cuore. pardon del cuore della destra. I pieni poteri vengono recentemente invocati da Matteo Salvini e storicamente da Benito Mussolini. Precisazione solo per amor di storia, senza volerne fare motivo di assimilazione, Sarebbe un argomento troppo debole.

Così sul premierato: “Saranno gli italiani a decidere se confermare o no questa rivoluzione. Voi che volete fare? Volete contare e decidere o volete stare a guardare mentre i partiti decidono per voi? Questa è la domanda che faremo se sarà necessario e quando sarà necessario”.

Utilizzando il format degli “Appunti di Giorgia”, fa da Cicerone in un tour nelle sale di Palazzo Chigi, a beneficio degli ascoltatori: “gli italiani” spera lei, “il suo popolo” diciamo noi. Per il piacere di contraddirmi sull’improvvisazione, scherzo, la sceneggiatura è preparata. Una inquadratura della Sala dei Presidenti, con appese le foto di tutti i presidenti del Consiglio, in cui ovviamente manca la sua, che si aggiungerà a fine mandato. Battuta pronta: “Ci vuole tempo, almeno 4 anni” precisa e si avvicina alla riforma del premierato.

Astutamente, sa che Mattarella per gli italiani è un intoccabile “troppo amato” dagli stessi, subito precisa: “I poteri del presidente della Repubblica non vengono toccati, salvo ovviamente il fatto che l’incarico viene automaticamente assegnato al candidato che si è affermato nelle urne”. E meno male che non vengono toccati: l’indirizzo ed il controllo sul governo del Capo dello Stato se ne vanno a remengo, cara Meloni. Il potere del Parlamento, pressoché azzerato, ridotto al compito di notaio delle decisioni del premier. Mente al “popolo sovrano”, è costume dei politici, contraddirsi immediatamente meno, spiegherò dopo. E prosegue sostenendo che la riforma serve a dare “stabilità” all’Italia e farla diventare una “democrazia matura”. Una riforma per togliere potere ai “Palazzi” e attacca, col piglio e la violenza dei blocchi navali e delle navi affondate a cannonate, le opposizioni che “la osteggiano” dal momento che sono “talmente abituati a governare perdendo le elezioni che vogliono continuare così”. Precisa che “intendiamo lavorare per avere il più ampio consenso possibile per raggiungere i 2/3. Ma se non dovesse essere raggiunta” la maggioranza necessaria per legge “saranno i cittadini a confermare o no questa rivoluzione”

Conclude, come ho scritto sopra. “saranno gli italiani a decidere ….”. Ho tentato di razionalizzare il suo discorso, ma in realtà non è così; il vizio dello chef eccessivo è dominante: in mezzo al discorsetto ha già infilato tutti i suoi desiderata, dalla riforma fiscale e prima ancora il cuneo, alla sanità, dove evidentemente le pesano gli attacchi motivati dei medici, che in massa gliene hanno detto di tutti i colori, accusandola apertamente di voler smontare la sanità pubblica a vantaggio della privata, da sempre tanto amata e corteggiata dalla destra. “Sulla sanità abbiamo mantenuto gli impegni. Su questo tema si è fatta molta polemica, si è parlato a sproposito e si è fatta molto propaganda. La verità è che il governo stanzia …” per poi fare un passaggio a volo radente sul mercato del lavoro che “ha fatto registrare una serie di record occupazionali”. Peccato che in Italia il tasso di disoccupazione sfiora il 40% della popolazione occupabile con percentuali più alte tra giovani e donne. Per confondere maggiormente aggiunge un passaggio sul Medio Oriente e uno sull’Albania per il patto scellerato, manifestamente incostituzionale. E nega l’evidente: non è una “deportazione” in un altro Paese. Presidente, “excusatio non petita accusatio manifesta“, e non poteva far mancare il Piano Mattei, una follia megalomane, che fa finta d’ignorare che l’Italia non è più quella di Mario Draghi che portava per mano Macron e Scholz, ma l’amichetta prona del solo Orban, che però pone il veto sulle sue richieste e proposte. C’è ancora il G7 in Puglia, l’alluvione in Toscana ) e i disabili, manca solo Giambruno ed il “tutto Meloni” sarebbe completo.

Finale ad effetto per i cittadini: “Continuiamo a lavorare con determinazione, con umiltà, coraggio e lo sguardo sempre verso l’alto. I risultati arrivano, le difficoltà sono molte ma non c’è davvero niente che possa buttarci giù soprattutto fin quando c’è il consenso degli italiani”. Piccolo dettaglio, governa lecitamente ma con meno del 29,5% del consenso degli aventi diritto al voto. Abbia il pudore di non parlare a nome di quel 70% e passa che in parte non l’ha votata (35,1%) ed in parte le ha votato contro (56,2%).

Un esame veloce al premierato. Si tace e si fa passare come ordinaria amministrazione, ma sconvolge tutta l’impalcatura della nostra Costituzione. Svuota ancor più di qualsiasi potere ed autonomia il Parlamento, già svuotato di fatto, al 90 ed oltre per cento oggi esamina e discute solo di dl (decreti legge) e ddl (disegni di legge) presentati dal governo e nati nei ministeri. Tanto allo scopo di mettere decisamente a tacere le opposizioni, con buona pace della maturazione democratica. Più che maturo è un frutto che s’intende far marcire.

Ma la Meloni, non scende da Marte, era in Parlamento quando è stato approvato il solo referendum proposto agli italiani ed approvato da decenni dopo quello sull’introduzione del maggioritario, e cioè quello costitutivo sulla reintroduzione del proporzionale, il voto di preferenza e l’abolizione delle liste bloccate. Ripeto l’unico referendum approvato e vanificato con una leggina da voto delle tre carte, preparata in tutta fretta dai partiti, nessuno escluso per tutelare lo strapotere dei segretari vari di partito, movimento, lista civica.

D’accordo la gente è talmente schifata dalla politica che legge poco anche le dure critiche alla stessa, ma non creda che siamo tutti dei pecoroni ignoranti a cui poter raccontare la favoletta dell’asino che vola.

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