Il caso Cospito si complica oltre ogni previsione

Giornate infernali in Parlamento, ma soprattutto nel Paese dove i problemi si sono moltiplicati e le soluzioni sono rinviate alla fine del quinquennio.

Gianvito Pugliese

Alfredo Cospito, è un detenuto al regime del 41/bis, che da oltre 110 giorni sta praticando lo sciopero della fame e le cui condizioni di salute ne hanno risentito, al punto che molti temono per la sua vita, tanto che il Guardasigilli Carlo Nordio, tramite il Dap, ha disposto il trasferimento da Sassari in Sardegna al carcere milanese di Opera, attrezzato per assicurare un’adeguata assistenza sanitaria.

Cospito, nato a Pescara il 14 luglio 1967, oggi ha 55 anni, è un “terrorista e anarchico italiano. Militante anarchico insurrezionalista, è stato condannato a 10 anni e 8 mesi nel 2014 per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, dirigente della Ansaldo Nucleare”. All’informazione di Wikipedia va aggiunto che a seguito di diverse condanne per attentati dinamitardi, fra i più noti quella alla Scuola allievi ufficiali dei carabinieri a Fossano (Cuneo), che solo per fortuna non hanno mietuto vittime, la pena da scontare è pertanto cresciuta arrivando a trent’anni.

Il suo sciopero della fame avrebbe spinto gli anarchici a compiere attentati alle auto di alcuni funzionari di ambasciate italiane e a dar fuoco a due autoveicoli di una polizia locale. Poi tentativi di occupazione di scuole ed uffici pubblici e manifestazioni di piazza, non autorizzate, finite in scontri con le forze dell’ordine.

Ciò che colpisce, e che ci descrive e racconta totalmente l’Italia del febbraio 2023, è lo scontro politico che si è scatenato e le cui dimensioni sembrano destinate a crescere. Due parole sui fatti e poi cerchiamo di ragionare insieme sui perché e sui retroscena di questo scontro selvaggio.

La sinistra (o meglio il Pd ed i suoi alleati, cioè +Europa, Verdi e Sinistra it.), sia pure con diverse sfumature e sensibilità, chiedono che su Cospito prevalga l’umanità e stigmatizzano quella che, a ragione o torto, ritengono la voglia irrefrenabile di vendetta da parte del Governo e della sua maggioranza, strumentale anche a coprire “il fallimento” di questi primi cento 100 giorni di governo, caratterizzato da più marce indietro che altro. Quattro parlamentari di centrosinistra (Debora Serracchiani, Walter Verini, Silvio Lai e Andrea Orlando), nell’esercizio delle loro prerogative, hanno fatto una visita al carcere dov’era detenuto Cospito, e hanno parlato con lo stesso, così come con altri detenuti. L’obiettivo era verificare direttamente le condizioni di salute del detenuto. In contemporanea l’opposizione, o meglio due su tre opposizioni chiedono l’audizione in aula del Ministro Carlo Nordio.

Imprevedibile quanto accade dai banchi della maggioranza. Giovanni Donzelli, vice capogruppo di Fdi alla Camera e vice presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, rende nota ai deputati i contenuti di una registrazione del servizio centrale delle guardie penitenziare di colloqui tra Cospito e detenuti per mafia nel carcere di Sassari durante l’ora d’aria. Sbobinamento di una registrazione pervenuta al Sottosegretario alla Giustizia Andrea Del Mastro, compagno di partito del Donzelli e che ne condivide la residenza romana. Segue un attacco scomposto ai quattro parlamentari dem sui quali il Donzelli insinua la contiguità con Cospito e gli altri detenuti a regime di 41/bis.

I Dem querelano Donzelli e la procura di Roma, indipendentemente, apre un’inchiesta per accertare se siano state fatte trapelare per mano dei due politici di primo piano di Fratelli d’Italia, informazioni riservate o comunque sensibili, che non potevano essere rese di dominio pubblico. E Carlo Nordio sul caso Donzelli-Del Mastro, suoi compagni di partito, non si pronunzia, trincerandosi dietro l’inchiesta della Procura e l’inchiesta interna del suo Ministero, appena avviata. Alcuni Colleghi l’hanno definito, forse esageratamente, ma certamente, efficacemente: Ponzio Pilato.

Questi i fatti. Andiamo oltre. Il riformista intervista oggi, sull’argomento, Luigi Manconi, fine analista dei retroscena politici. Chiede Aldo Torchiaro de il Riformista: “Questa vocazione alla condanna ideologica risponde alla necessità di creare un nuovo nemico pubblico, quello degli anarchici”?

Luigi Manconi

Risponde Luigi Manconi: “Penso risponda a una mentalità, a un senso comune di una classe politica di destra. Rave, migranti, anarchici: all’improvviso tutto diventa un problema di ordine pubblico. La questione dell’ordine pubblico è un ingrediente essenziale falso. Come rivela la questione Ong: il loro ruolo è significativo per salvare vite in mare ma laterale rispetto alla questione dell’immigrazione nel suo complesso. Questione che viene sopraffatta e manipolata, subendo uno slittamento semantico e giuridico, per mettere in evidenza i comportamenti che si contestano alle Ong. Diventa un problema di ordine pubblico tutto quello che la classe politica ha la manifesta incapacità di affrontare. Però attenzione: il vero nemico pubblico dovrebbe avere la dignità grande e terribile della nemicità. Io, autorità, indico un nemico pubblico. Così gli attribuisco la dignità grande e tremenda data dalla nemicità. Quando il governo attribuisce questa dignità a coloro che lanciano molotov e protestano per Cospito, amplifica la loro minaccia”.

Condividiamo l’analisi di Luigi Manconi, ma se permettete, proviamo a fare qualche passo avanti. Che i manifestanti di questi giorni siano anarchici, atteso che alcuni sono stati identificati, non ci piove. Se tra loro ci sono anche infiltrati non lo sappiamo. E men che meno, sappiamo chi ha messo in campo gli attentati alle auto di funzionari di ambasciate italiane e della polizia locale. Forse qualcuno dovrebbe ricordare che le stragi di Bologna o di Milano, avevano ben altra matrice, che quella inizialmente data per certa.

Mi hanno insegnato nei reati, per avvicinarmi all’identificazione del responsabile a chiedermi: “Cui prodest?” (ndr. a chi giova?). Giovano a Cospito quelle azioni sconsiderate? Certamente no. Non perché il Governo e la sua maggioranza avrebbero avuto altro atteggiamento, se i disordini non fossero accaduti, ma è evidente che quei gesti hanno notevolmente ridotto la simpatia di cui poteva godere Cospito dinanzi all’opinione pubblica.

Una cosa è impietosirsi per un condannato per terrorismo, che non ha ucciso nessuno, e rischia di morire per mano dello Stato, altra e guardarlo alla luce di attentati e manifestazioni violente.

Intendiamoci non sto sostenendo che la Meloni, o i suoi uomini più vicini, abbiano potuto ordire trame di questa fatta. Ma è pur vero che dietro i governi ci sono interessi e forze occulte che li supportano, poteri forti o meno forti che hanno interessi non dichiarati e non dichiarabili ed i cui mezzi e strumenti (a destra, come a sinistra) utilizzati non sono mai stati leciti né giuridicamente né moralmente.

Certo il destra-centro si riempie la bocca di garantismo, ma attribuire gli “attentati”, forse parolone eccessivo, agli anarchici a prescindere da inchieste ed indagini specifiche, non so Voi, care lettrici e gentili lettori, ma io lo chiamo giustizialismo. Come giustizialismo è affermare che le Ong, che salvano vite in mare, perché loro ci sono, mentre capitaneria di porto e guardia di finanza, partono, se partono e sono stati autorizzati al salvataggio, solo ad S.O.S. lanciato, “taxi del mare, complici degli scafisti”, tutte affermazioni squallide senza uno straccio di prova, che non siano illazioni gratuite di un procuratore della repubblica che aspirava a nomine politiche ed oggi è assai deluso.

Giova al governo crearsi un nemico oggi e qualcuno (probabilmente nell’estremismo nazi-fascista) può star pensando a fornire l’assist necessario. Un classico sistema di distrazione di massa a sostegno di un governo ed una maggioranza che in questi primi cento giorni, nonostante il trionfalismo della Meloni, ha fatto più dietro front che altro, e non si contano le brutte figure incasellate, a cominciare da un incidente diplomatico con la Francia che senza il personale intervento di Mattarella su Macron, avrebbe probabilmente provocato conseguenze disastrose per questo Paese, che ha perso il suo ruolo di guida in Europa e tende ad associarsi ai Paesi fanalini di coda.

Non far ragionare gli elettori, ed i sondaggi -appena pubblicati- danno la maggioranza e il suo partito guida in decisa flessione, sembra decisamente l’unica ancora per un governo ed una maggioranza in pieno mare in burrasca.

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