Il dado e tratto
Accordo PD con Calenda è la svolta della sinistra
La redazione
Enrico Letta ha siglato l’accordo con Azione e +Europa, e blinda il fianco destro dell’alleanza, ma resta fuori -per ora- Matteo Renzi. La coperta si scopre però a sinistra, con i malumori di Bonelli e Fratoianni per i contenuti programmatici dell’accordo firmato oggi alla Camera tra Letta, Calenda e Della Vedova. Nell’incontro di domani proverà ad appianare le divergenze il segretario Dem ed è convinto: “Ora l’aria è cambiata, tutti capiscono che facciamo sul serio e puntiamo a vincere”.
“Oggi è una giornata particolare, al di là degli accordi. Il rapporto con Conte si era interrotto. Era passata l’idea che noi fossimo molto dignitosamente in campo per partecipare, ma non per vincere. Noi conosciamo il nostro Paese, che col naso va a vedere dove tira il vento, e non ci mette niente a mettere le vele al vento e ad avvicinarsi a chi aveva detto ‘quelli mai’. Oggi nessuno ci scommetteva, e per questo tutti ci abbiamo messo tanto impegno e spirito costruttivo, Carlo Calenda compreso. La ragione è che abbiamo il dovere morale di presentare un’alternativa vincente a queste destre. Offrire all’elettorato italiano una proposta credibile. La legge elettorale obbliga a aggregazioni. Se ti aggreghi te la giochi, se non ti aggreghi partecipi”. “Siamo partiti con determinazione perché siamo il partito che è più capace di mobilitare e la campagna elettorale ribalterà i pronostici che qualcuno sta raccontando dalle settimane scorse”. Il commento del segretario Pd Enrico Letta in occasione dell’inaugurazione della sede dei volontari del Pd per le elezioni.
L’accordo con i liberali di Calenda e Della Vedova ribatte il principio chiesto dai centristi: niente leader di partito nei collegi uninominali, e niente fuoriusciti da M5s e Forza Italia. I vari Di Maio, Fratoianni, Bonelli, Gelmini saranno candidati solo nel proporzionale. A garantire i piccoli partiti, sempre i Dem, che offrono un “diritto di tribuna” ai vari leader. Una mano soprattutto a Luigi Di Maio, grazie alle percentuali di cui la sua lista è accreditata, mentre Verdi e Sinistra Italia rifiutano, “non ne abbiamo bisogno”. Le questioni poste sono programmatiche e domani dopo l’incontro fissato per le 15 – spiega Fratoianni – valuteremo se sussistono le condizioni per fare quello che abbiamo provato a fare in queste settimane. In modo chiaro, senza trattative sui posti”.
“Siamo solidi, compatti, andiamo a vincere queste elezioni: niente è scritto. Quando uno si sente la vittoria in tasca di solito va a casa e finirà così. Finisce ogni polemica, finisce il pre-partita, inizia la partita a la vinciamo”. Lo ha detto Carlo Calenda, leader di Azione, in conferenza stampa alla Camera.
“L’alleanza Pd-Azione fa chiarezza sulle forze in campo alle prossime elezioni. A misurarsi con il centrodestra e Fdi ci sarà la solita sinistra. Il Pd, la sinistra estrema e Azione, la costola del Pd presieduta dall’europarlamentare eletto nel Pd, Carlo Calenda. Finisce la storiella di Azione partito moderato, alternativo alla sinistra tutta tasse, assistenzialismo e nemica del ceto produttivo”. Dalla destra lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
Per Sinistra italiana e Verdi l’accordo per le elezioni politiche raggiunto tra Pd, Azione e +Europa, è un’intesa “bilaterale”, e dunque “legittima”, che “non vincola quindi sul piano programmatico”. Lo hanno affermato Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, in alcune dichiarazioni alla stampa, fuori dalla Camera dei deputati. “Prendiamo atto dell’accordo bilaterale tra Azione, +Europa e il Pd. E’ un accordo che non ci riguarda e non condividiamo molte cose nel merito delle questioni programmatiche”, ha detto Bonelli, che ha elencato i temi cari alle due forze politiche: la transizione ecologica con le rinnovabili contro la “folle proposta di chi vorrebbe riportare il nucleare” e la necessità di offrire “una risposta molto forte sul piano sociale”.
Si è trattato di una “trattativa un po’ curiosa che si è basata solo sui collegi” mentre “noi parliamo solo di politica e continuiamo a farlo. Non abbiamo paura di correre sul proporzionale, lo abbiamo sempre fatto. La nostra proposta politica non è negoziabile e per questo riteniamo questo accordo, legittimo perché è bilaterale ma in nessun modo vincolante sul tema programmatico della proposta politica”.
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