Il Pd, come il Conte Ugolino, divora i propri figli

Lo afferma l’ex presidente della Regione Puglia e aggiunge “il governo Frankenstein di Draghi prepara il trionfo della destra

GP

Per Nichi Vendola “Il Pd è come il conte Ugolino che divorò i propri figli. Ma questo cannibalismo e le faide di corrente sono il frutto del vero problema: il Pd non ha identità, non ha un progetto di società, non ha una visione del futuro, a volte sembra non avere neppure un passato. Non sono né un iscritto né un elettore del Pd e, nonostante l’ affetto che nutro per Nicola Zingaretti, credo che il suo gesto avesse il crisma della ‘predestinazione ed il Pd così come è non è la risorsa della sinistra ma è il suo problema. E la scomparsa della sinistra chiede a tutti una analisi che non si è mai fatta. Occorre capire, elaborare i nostri lutti, invece di invocare sempre una ‘tabula rasa’ e un nuovo inizio”.

Vendola entra quindi nel merito della crisi della sinistra: “la politica non muore anche quando tenta il suicidio: è sempre la sinistra che muore, come dimostra la lacerazione del Pd ed il governo Frankenstein di Mister Draghi, nonostante i tanti apologeti, sta predisponendo il trionfo elettorale della destra. Sarà lecito opporsi? Io sto con tutto il cuore con Sinistra italiana e sto bene all’opposizione. Non sono trinariciuto e non coltivo nevrosi complottistiche: tuttavia che la politica applauda quando viene messa in mora, che si genufletta al liquidatore, che invochi la supplenza di una tecnocrazia che non è mai neutrale, io questo non lo accetto. Non capisco e non mi adeguo”.

Un solo commento, ad una lettura dei fatti accaduti dopo la crisi del governo Conte e l’avvento di Draghi, che certamente non è edulcorata, ma che ha il merito di mettere in luce alcune verità che si tende ad ignorare. Non sarebbe stato un commento “vendoliano” senza almeno un termine o una frase di non immediata e facile comprensione. Mi riferisco all’aggettivo trinariciuto nel quintultimo rigo. Trinariciuto: “che ha tre narici e ha pertanto caratteri non umani; appellativo polemico coniato dal giornalista e scrittore G. Guareschi (1908-1968) negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale, per indicare, mettendoli in ridicolo, i militanti del Partito Comunista Italiano, con l’intento di stigmatizzarne la presunta estraneità al mondo civile. (dal vocabolario Treccani.

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