Letizia Moratti alle Regionali in Lombardia col Terzo polo

Ettore Rosato: “La Moratti è donna di centro”

Gianvito Pugliese

Letizia Moratti incarta per la sua candidatura alla Presidenza della Regione Lombardia l’appoggio incondizionato di Italia Viva e Azione, indifferenti al no del Pd, anche perché “non è mai stata presa in considerazione l’ipotesi che il Pd appoggiasse la Moratti“. Sono le parole usate a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, da Ettore Rosato, presidente di Iv..

Ha fatto seguito l’ormai consueta e monotona ironia sul veto di Letta alla candidatura dell’ex vicepresidente del centrodestra: “Perfetto, ha ragione. Cinque anni fa il Pd ha scelto Giorgio Gori e ha perso con 20 punti di distacco…”.
Rosato, aggiunge: “Moratti è una donna di centro, una donna che racconta del passato partigiano di suo padre. Ha governato col centrodestra ma ci ha rotto per le sue politiche sanitarie. Se in Lombardia si vuole vincere bisogna entrare nel campo avversario”.

Dichiarazione che ha legittimato la successiva domanda sulla collocazione politica di Iv e Azione, alla quale l’autore di quella tragedia che è la legge elettorale, nota col nome di Rosatellum, ha risposto: “Io mi considero più di centro, né di centrosinistra né di centrodestra”. Nuova domanda: “Di centro come il senatore Casini?”. Risposta “Lui ha scelto di candidarsi col Pd, quindi in questo senso è più sinistra di me”. Segue la domanda: “Ma la candidatura Moratti danneggia di più il centrosinistra?” Rosato ha concluso: “Noi con la candidatura di Letizia Moratti facciamo del male alla destra, gli togliamo voti. Lei non è una candidata di centrodestra, su questo non c’è dubbio”.

La coppia male assortita della politica italiana e l’ironico Maramaldo, solo lui sarebbe stato capace d’inveire su un dimissionario come Letta -per inciso, l’unico che si sia dimesso nel panorama politico italiano, con la sola eccezione di Mario Draghi, usato come specchietto per le allodole dal Terzo polo, nella campagna elettorale per le politiche del 2022- ostentano la solita stucchevole sicurezza di vittoria, che poi si rivela sistematicamente una sconfitta clamorosa. Il collante tra i due e chiaramente uno: dopo i tanti cambi di rotta a danno di chi gli ha dato fiducia, ormai non trovano neanche un cane disposto ad associarli: francamente patetica l’offerta di Calenda di fare da stampella alla Meloni, che quest’ultima non neanche degnato di risposta, come non fu degnato di risposta Renzi quando alle ultime Presidenziali si offrì di fare il regista dell’elezione al Colle di Berlusconi.

Pare che i due, ed i loro ormai scarsissimi uomini e donne, facciano fatica a capire che sono considerati inaffidabili sia dalla destra che dalla sinistra, ed il centro è già abbondantemente occupato da tante di quelle sigle che spazio proprio non se ne vede.

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