Matteo parla perché Giuseppi intenda

Continua lo scontro Renzi-Bonafede sulla prescrizione.

Vito Longo

Anche ieri Matteo Renzi, leader di Italia Viva, dopo averlo già fatto abbondantemente nei giorni precedenti, in occasione, per esempio, della prima kermesse nazionale del neofondato partito dell’ex premier, è tornato ad attaccare i 5 Stelle e Bonafede sul tema, ormai decisamente spinoso, della prescrizione in un’intervista a Repubblica.

Come noto, la posizione intransigente di Bonafede sul disegno di legge che sospenderebbe la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, sia essa di condanna o di assoluzione, determinando, de facto, una fine pena mai, si scontra con la ferma volontà dello stesso Renzi di opporsi a questa riforma.

Sul tema c’è vivo dibattito tra avvocati, magistrati e politici. La posizione di Renzi, tuttavia, ha molto poco di giuridico e tanto di politico.

L’obiettivo principale dell’ex premier non è tanto, o meglio, non solo, modificare giuridicamente la riforma, quanto lanciare un messaggio politico che ha come destinatario finale, implicito, ma non troppo, il premier Giuseppe Conte.

La posizione del leader di Italia Viva è ormai nota: riportare la prescrizione alla situazione precedente a questa ripristinando la riforma Orlando, approvata proprio durante il suo governo.

La circostanza che egli, un giorno sì e l’altro pure, attacchi Bonafede e tenga fuori dalle critiche il premier, significa, in buona sostanza: «Io sono pronto a far cadere il governo su questo tema: tu sei pronto a rischiare oppure no?».

È altresì evidente che, però, neanche Renzi può permettersi di tirar troppo la corda dato che il suo movimento continua ad essere accreditato di una cifra vicino al 5%, del tutto insufficiente per proporsi per un ruolo da protagonista.

Qual è, pertanto, l’obiettivo di Renzi?

Ci sia consentito di pensare che l’intento che Renzi sta cercando di perseguire, evidente anche con la strategia in Puglia, dove annuncia un proprio candidato e non supporta la candidatura del Governatore uscente, nonostante quest’ultimo abbia stravinto le primarie “di coalizione”, sia quello di indebolire sia i 5 Stelle e sia il PD, lavorando ai fianchi il governo, cercando di guadagnare consensi e visibilità, per poi andare allo scontro aperto con Salvini.

Non è un mistero, infatti, che Renzi e Salvini si considerino l’un dell’altro avversari: Salvini a capo di una destra a trazione sovranista con anche Giorgia Meloni e Renzi leader di un polo c.d. moderato, con anche Calenda, Carfagna, Bonino e qualche altra frangia in uscita da Forza Italia, PD e qualche pezzo sparso di Movimento 5 Stelle, con un Partito Democratico più “grillinizzato” sull’altra frangia, a recitare il ruolo di coalizione di sinistra. Renzi ritiene che il polo centrista, in un quadro politico così fortemente polarizzato, possa contare su uno spazio elettorale del circa 20%. Tutti coloro i quali non apprezzassero la svolta “a sinistra” del PD né riuscirebbero a votare Salvini, potranno trovare in questo agglomerato un’alternativa credibile; questo era ed è il convincimento di Renzi, al momento delle elezioni che, nelle sue idee, sarebbero da tenersi comunque nel 2023.

Come entra, in questo scenario, Giuseppe Conte?

L’attuale premier potrebbe essere proprio l’ostacolo principale a questa prospettiva. Se, infatti, egli uscisse illeso nella sua reputazione anche da questo governo, potrebbe davvero diventare il «punto di riferimento dei progressisti», come dichiarato da Martina, D’Alema e anche Zingaretti a più riprese. Un ipotetico “partito di Conte” andrebbe a pescare i suoi voti proprio nel bacino privilegiato dal quale ha intenzione di attingere Renzi. A quel punto la sfida tra i due si giocherebbe sulla reputazione personale ed è indubbio che, almeno al momento, Giuseppe Conte goda, presso la popolazione italiana, di un credito di gran lunga superiore rispetto a quello dell’ex premier.

Dopo la battaglia sulla prescrizione ne verranno anche altre: quella sulle concessioni autostradali; quella su Alitalia e ILVA; magari, ancora, quella sul TAV e chissà quante altre.

Dall’esito finale di queste battaglie dipenderà, probabilmente, non solo il destino del governo Conte bis, ma anche le sorti personali dei due leader politici attualmente egemoni nel governo: Renzi e Conte.

Osserveremo i relativi sviluppi, annotando che neanche il timore del Corona virus riesce a ricompattare un centrosinistra che sembra avere nel dna la contrapposizione interna. E non abbiamo enumerato la galassia di partitelli della sinistra più radicale, tutti con percentuali dello zero virgola qualcosetta per cento.