Mini rettifica sul vertice-pranzo a Villa Grande
Non c’erano solo i triunviri del centrodestra. Invitati anche i satelliti.
Gianvito Pugliese
Avevo annunciato il giorno prima che si tenesse il vertice a Villa Grande, residenza romana di Berlusconi ed ex dimora di Franco Zeffirelli sull’Appia antica, con pranzo annesso che col padrone di casa solo due ospiti, Meloni e Salvini. Così sapevo. Stamattina apprendo che non c’erano solo i tre leader del centrodestra, che ho etichettato come i triunviri, ma ai lavori ed al pranzo erano stati invitati anche i dirigenti dei partitini satellite, della galassia di destra o centrodestra, che dir si voglia, quelli per intenderci dello 0,X%, Rettifico, dunque, a tavola era molti di più di tre.
Gli altri ospiti erano Ignazio La Russa, che accompagnava la Meloni, Giovanni Toti per Cambiamo, Maurizio Lupi per Noi con l’Italia e Lorenzo Cesa per l’Udc.
Riunione al gran completo, dunque. La Meloni, forte di essere alla guida di Fratelli d’Italia, partito che nei sondaggi è dato secondo in assoluto e primo nel centrodestra, si è allargata, portandosi dietro il Presidente del partito, Ignazio La Russa.
Toti credo rappresentasse non solo Cambiamo, di cui è il number one, ma anche Coraggio italia, di cui è vice presidente e cofondatore.
Tra una portata e l’altra – ravioli burro e salvia con pomodori freschi, tagliata di filetto di manzo, flan di cavolfiore e carciofi, avevo detto che gli chef di Berlusconi sono da 5 Stelle, senza alcun riferimento al Movimento di Conte-Grillo, intendiamoci bene – gli ospiti chiedono al padrone di casa lumi sulle sue reali intenzioni sul Colle.
Berlusconi non vuole ancora formalizzarle, dirà in conferenza stampa successiva: “Il centrodestra sarà unitario. Abbiamo rimandato ogni decisione a inizio anno, dopo Natale”, ma gli ospiti mettono la mano sul fuoco, visto che la brace in cucina non si era ancora spenta, sulla sua determinazione a tentare la scalata al Colle. Ed i medesimi ‘soci’ di centrodestra ribadiscono il loro sostegno nel caso in cui decida di formalizzare la corsa. Si torna a chiedere che l’ex Governatore della Banca d’Italia e della Bce resti a Palazzo Chigi per “dare continuità all’azione dell’esecutivo”, un modo elegante per ribadire ancora una volta il loro no a un eventuale ‘trasloco’ del premier al Colle.
Eventualità, che Meloni ha fatto trapelare in passato, gradirebbe, ma solo se connessa ad elezioni anticipate. La stessa Meloni ribadisce che la conferenza stampa di Draghi per lei è stata chiarissima: il premier vuole andare al Colle.
Taglia corto Salvini, convinto che Draghi non aspiri al Colle: “Sono pronto a impegnarmi affinché si arrivi a un’elezione del presidente della Repubblica rapida e il più possibile condivisa, fermo restando che si dovrà fare i conti con una proposta di centrodestra che è maggioranza nel Paese e in Parlamento”.
E qui si aprono i retroscena. Salvini mantiene rapporti a 360 gradi, mentre il vertice dei leader del centrodestra si aggiorna al 14 gennaio, il giorno dopo la riunione del Pd convocata da Enrico Letta. Salvini non vuol mollare la leadership del centrodestra e si comporta da tale, dialogando oltre il recinto delle sua coalizione.
In tutto questo il convitato di pietra Matteo Renzi sembra deluso e amareggiato dal comportamento di Berlusconi. Si è proposto come regista del voto per il Colle e l’occasione per suggellare il suo passaggio, o quantomeno un accordo temporaneo col centrodestra, non è stata colta. Un invito a Villa Grande in quel pranzo, in quanto regista, lo avrebbe rilanciato alla grande, almeno in campo mediatico, i consensi elettorali sono cosa del tutto diversa. Concludere che il Patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi stia scricchiolando è prematuro, ma forse la fine della sua era è alle porte.
Quanto alla discrasia tra partiti e cittadini-elettori e tra big di partito e peones parlamentari, che chiude il cerchio di questo nostro (mio e Vostro, lettrici e lettori) ragionamento rimando all’articolo “I politici parlano del Colle. Ma il Parlamento ha ben altre priorità”.
A presto, per ragionare ancora insieme.
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