Oggi cabina di regia e cdm sulle misure anti covid
La cabina di regia è prevista per le 16. A seguire il Consiglio dei Ministri.
GP
Dalla cabina di regia, che vede presenti oggi i ministri Daniele Franco, Roberto Speranza, Giancarlo Giorgetti, Stefano Patuanelli, Dario Franceschini, Maria Stella Gelmini, Elena Bonetti, il sottosegretario Roberto Garofoli, il coordinatore e il portavoce del Cts Franco Locatelli e Silvio Brusaferro, e dal consiglio dei ministri a seguire ci si attende, visto il miglioramento dei dati sul contagio, un qualche rallentamento delle misure di prevenzione.
Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando anticipa: “ Io penso che si andrà in una direzione che terrà conto del miglioramento. Quindi, penso di sì. Non so quale sarà esattamente il punto di equilibrio, ma sicuramente sarà nella direzione di un allentamento delle misure”.
Ma sulle singole misure la tensione è ancora molto accesa tra chi, come Matteo Salvini ed i ministri leghisti, sostiene la riapertura di “tutto e subito” e chi come Roberto Speranza e quasi tutti i Ministri del Pd propendono per la riapertura graduale delle attività e l’abolizione altrettanto graduale delle misure di contenimento della pandemia.
Intendiamoci nessuno vuol tenere fermo il Paese ed intende vessare i cittadini con inutili misure restrittive. Si confrontano due correnti di pensiero: quella di chi interpreta l’oggettivo miglioramento, grazie al clima ed alla campagna vaccinale, come un segnale di “cessato allarme” per il Paese e chi, con maggiore prudenza, teme che riaperture troppo anticipate e misure restrittive troppo allentate possano compromettere i buoni risultati fin qui raggiunti facendo precipitare il Paese in un nuovo indispensabile lockdown, che per l’economia sarebbe mortale.
Ma c’è anche altro. La guerra tra coprifuoco alle 23 o alle 24, se non del tutto eliminato, da l’impressione di non essere un problema reale, ma una sorta di vessillo di parte per raccattare consenso nell’una o nell’altra direzione.
Inspiegabili, se non in quest’ultima chiave di lettura, i rallentamenti che si registrano sulle riforme che sono alla base del Recovery Fund, rallentamenti che mettono in pericolo l’erogazione da parte dell’Unione europea.
In conclusione i grandi numeri di cui dispone il governo Draghi rischiano di non essere certo il non plus ultra per velocizzare provvedimenti e riforme che vedono sistematicamente le componenti il governo e la sua maggioranza fronteggiarsi alla caccia di vittorie di schieramento. Per Draghi che dovrà premere sul pedale dell’acceleratore delle riforme e della ripresa per mantenere la sua credibilità a livello europeo una brutta gatta da pelare.
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