Quando è troppo!
Quando la goccia fa traboccare il vaso già colmo.
Gianvito Pugliese
Per quello che stiamo per mostrarvi credo sia giusto porsi la domanda: “Ma quanto guadagna un Senatore della Repubblica in ragione del mandato parlamentare?”, Infatti non vogliamo fare i conti in tasca ai nostri Parlamentari ed i loro guadagni per proprietà, altre rendite, anche professionali, sono affari loro, ma sono affari nostri, incece quanto ci costa ciascun Senatore al mese, dato che a pagarli siamo noi.
I dati che seguono vengono dal sito del Senato, quindi dati ufficiali a tutti gll effetti.
Prima voce l’indennità parlamentare (cioè lo stipendio mensile del parlamentare). “Con la deliberazione approvata il 31 gennaio 2012 il Consiglio di Presidenza del Senato ha deciso di ridurre l’indennità lorda di 1.300 euro. Per effetto di queste decisioni, nonché di un’ulteriore decurtazione introdotta nel 2011, l’importo lordo dell’indennità dei Senatori è pari a 10.385,31 euro (che si riducono a 10.064,77 euro per i Senatori che svolgano un’attività lavorativa)”.
Ma al netto di tasse e contributi che significa? “Al netto delle ritenute fiscali e dei contributi obbligatori per il trattamento previdenziale, per l’assegno di fine mandato e per l’assistenza sanitaria, l’indennità mensile risulta pari ad euro 5.304,89 (che si riducono a euro 5.122,19 per coloro i quali svolgano attività lavorative.
Ovviamente da tali importi vanno poi sottratte le addizionali all’IRPEF, che variano in base al domicilio fiscale: l’indennità netta mensile corrisposta ai Senatori può dunque essere leggermente inferiore o superiore ai 5.000 euro, a seconda della Regione e del Comune di residenza.
Il divieto di cumulo esiste solo per i dipendenti pubblici divenuti Senatori, Gli altri redditi, anche da lavoro, non hanno alcun impedimento o trattenuta.
Tutto qui? No di certo. La parte più consistente sono i rimborsi. Diaria. E’ prevista dalla legge n.1261/1965 e spetta a tutti i parlamentari, a titolo di rimborso delle spese di soggiorno. Periodicamente aggiornata in funzione dell’aumento del costo della vita, la diaria è stata erogata dal 2001 al 2010 nella misura di 4.003 euro al mese. È stata poi ridotta a 3.500 euro a decorrere dal 1° gennaio 2011, per effetto della deliberazione adottata dal Consiglio di Presidenza in data 25 novembre 2010.
Rimborso forfetario delle spese generali. A decorrere dal 1° gennaio 2011 i Senatori ricevono un rimborso forfetario mensile di euro 1.650,
Rimborso delle spese per l’esercizio del mandato. Ha sostituito, a partire dal mese di marzo 2012, il preesistente “contributo per il supporto dell’attività dei Senatori”, che era un rimborso spese interamente forfetario. L’importo complessivo, rimasto invariato, è diviso in una quota mensile di euro 2.090 – sottoposta a rendicontazione quadrimestrale – e in una ulteriore quota di 2.090 euro mensili erogata forfetariamente.
Nell’esercizio del mandato sono inclusi non solo gli atti e gli adempimenti direttamente collegati alle funzioni svolte nella sede del Senato e nella circoscrizione elettorale, ma anche tutte le iniziative politiche, sociali, culturali che il Senatore assume quale rappresentante della Nazione (ai sensi dell’art. 67 della Costituzione).
Mettiamo da parte la pensione, anche se i senatori la ricevono a 65 anni a condizione di aver svolto almeno 5 anni di mandato. E per ogni anno in più scende l’età minima fino ad arrivare ai 60 anni, Conoscete altre categorie che vanno in pensione (lauta) con cinque anni di lavoro? Io no.
Ma, tra i vantaggi non ancora enumerati le: “Facilitazioni di trasporto. Durante l’esercizio del mandato, i Senatori usufruiscono di tessere strettamente personali per i trasferimenti sul territorio nazionale, mediante viaggi aerei, ferroviari e marittimi e la circolazione sulla rete autostradale”.
Dunque, due conti: Indennità diciamo 5.000, diaria 3.500. spese generali 1.650, spese mandato 2.090 forfettarie ed altre 2.090 da documentare quadrimestralmente. Un totale di 14.330 euro netti.
Non certo da fame.
Ora vi prego gentili lettrici e lettori di esaminare questo scontrino della mensa del Senato. Un pranzo con un ottimo primo, secondo di tagliata con rucola e grana, contorno, frutta, torta costa al signor senatore Tal dei Tali euro 11,41
Ovviamente tutti prodotti di alta qualità preparati da chef pentastellati (ovviamente non del Movimento omonimo, ma della guida Michelin), Costo in qualsiasi ristorante medio non meno di 65-70 euro. Ora togliamo il lucro del ristoratore (diciamo da 25 a 30 euro) restano 40 euro di costo minimo. E ciò significa che la differenza tra 40 ed 11 cioè 29 euro circa per ogni pranzo medio li mettiamo noi italiani per far mangiare il senatore ed i suoi eventuali ospiti a palazzo Madama.
E vi pare possibile in un Paese che stando ai dati Istat fermi ancora al 2020 ha in condizione di povertà assoluta poco più di due milioni di famiglie (7,7% del totale da 6,4% del 2019) e oltre 5,6 milioni di individui (9,4% da 7,7%), e per quanto attinente la povertà relativa, le famiglie sotto la soglia sono poco più di 2,6 milioni (10,1%, da 11,4% del 2019). Tra gli uni e gli altri poveri circa 12 milioni di cittadini. E se in tutto al 1° gennaio 2021 eravamo 59.258.000, ciò significa che il 20% virgola qualcosa più o meno è in stato di povertà.
E piove ovviamente sul bagnato. Il conto al ristorante di lusso di 11 euro è riservato ad un signore con un reddito mensile minimo di quasi 15mila euro.
Ieri ascoltavo un professore universitario di politiche internazionali (?) dissertare a Rai news 24 (canale 48), Era preoccupato dall’assenteismo alle urne che sfiorerebbe il 50% e minerebbe la rappresentatività degli eletti. Giusta la conclusione, sbagliate le percentuali, L’ultimo dato reale disponibile è quello delle suppletive a Roma per il seggio di Gualtieri alla Camera. Assenteismo 88,67%. Sarà più alto che in una votazione plenaria, ma indica chiaramente che il 50% è un miraggio ormai lontano (2018),
Ma se dobbiamo assistere in continuazione a situazioni come quella descritta, per non parlare di litigiosità e rissosità dei partiti, sempre a parole, perché poi all’atto pratico l’accordo spartitorio si trova sempre. E certamente non t’induce a votare la dilagante corruzione e la mala burocrazia che nessuno controlla, perché non si controlla colui col quale si spartisce.
La gente, i cittadini, gli elettori, o meglio i chiamati al voto, sono assai meno stupidi di quanto li stimino i politicanti. Le cose le sanno, la politica, la più bella attività del mondo quanto attuata nella ricerca del bene comune e dell’interesse pubblico, è ridotta ad un incrocio tra una fogna ed una discarica e alla maggioranza degli italiani, che non s’identificano più in nessun partito, fa in realtà talmente ribrezzo da rifiutarsi di esprimersi in un voto. Meglio starne lontani ed usare quel giorno delle elezioni per dire ai politicanti quanto valgono. E loro dopo una farsa di preoccupazione per l’assenteismo in realtà pensano solo alla poltrona che quei pochi voti, magari comprati o finanche contrattati con la malavitosi e caporali, gli assicureranno e con la poltrona, gli affari ed il denaro conseguenti.
E poi, qualcuno si meraviglia che le urne sono sempre più vuote.
Per risolvere ci vorrebbero veri leader, ma a dirla tutta, non ne vedo neanche uno all’orizzonte.
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