Sfiducia a Bonafede
Va in scena nell’aula del Senato il rito della sfiducia al Guardasigilli Bonafede. Non pochi i retroscena.
Gianvito Pugliese
Mentre scrivo sta andando in scena nell’aula del Senato della Repubblica, ridotto al pari della Camera dei Deputati ad un teatrino, la mozione di sfiducia al Guardasigilli (Ministro della Giustizia) Alfonso Bonafede. Un teatrino in cui va in scena “la rissa permanente”, un luogo dove la massima espressione del legislatore, il Parlamento, non legifera più nulla, limitandosi a proporre e, talvolta, far approvare, qualche emendamento a corposi, quanto inintelligibili provvedimenti partoriti altrove. Provengono tutti o quasi dagli uffici legislativi dei vari ministeri, mentre quello di Palazzo Chigi funziona, si fa per dire, per “concretizzare” in provvedimenti le decisioni del Consiglio dei Ministri. Ci sono poi i parti degli uffici studi delle mille corporazioni, ormai presenti un poco dovunque. Corpose, rappresentative e tecnicamente più che rispettabili, le confederazioni di categoria ed i sindacati maggioritari, assai meno attendibili, le variegate associazioni di periferia a tutela dei consumatori generici o specifici, di cittadini, delle massaie, dei pensionati, finanche dei parenti dei defunti e non solo in tragiche circostanze. In realtà le commissioni parlamentari permanenti fanno un discreto lavoro, quando la “sureriore ragion politica” non le paralizza,
E stamane le mozioni di sfiducia sono due e pure contrapposte. Da un lato +Europa -di Dalla Vedova e della Bonino- fonda la sfiducia sul troppo essere giustizialista di Bonafede, dall’altro le opposizioni di centrodestra lo accusano di troppo permessivismo nei confronti di detenuti e finanche di boss mafiosi. L’opposizione FI-Lega e FdI in realtà non manda giù la politica di Bonafede e dei pentastellati sulla prescrizione. Ma oggi, dichiararlo è impopolare, per cui meglio attacchi populisti vaghi, che chiarire all’elettorato ciò che si vorrebbe realmente.
I conti sono abbastanza semplici, vi risparmio cari lettori la noia di snocciolarli, e comportano che Italia Viva svolge il ruolo di ago della bilancia. Si Renzi e co. sono parte integrante della maggioranza. Con 17 senatori e 31 deputati e sondaggi al 3,2% hanno ottenuto, in questo Conte II, ben due Ministri (la Bellanova e la Bonetti) ed un Sottosegretario (Scalfarotto). I posti di sottogoverno non si contano.
Renzi è fatto così e per questo, pur senza truppe sufficienti a superare la sia pur minima soglia di sbarramento elettorale, annovera nelle fila del suo partitino (nel senso di piccolo partito), costola del Pd, quasi una cinquantina di parlamentari. Coglie ogni occasione utile, in cui i suoi voti sono o appaiono determinanti, per andare a far spesa sui tavoli del governo o del potere. Ieri Maria Elena Boschi ha incontrato prima il Capogabinetto del Presidente del Consiglio e poi lo stesso Conte. Ufficialmente, per chiedere che le proposte di Italia Viva e le politiche suggerite dalla stessa vengano adottate dalla maggioranza, ufficiosamente, ma lo negano tutti i protagonisti, per ottenere il terzo ministro e c’è chi giura che la candidata sia proprio lei.
I politologi più attenti e scafati hanno fatto notare che Renzi non è uno sprovveduto. Se gli obbiettivi perseguiti fossero proprio quelli dichiarati, l’incontro l’avrebbe chiesto ed ottenuto prima coi i capi delegazione della maggioranza, quindi con i segretari dei partiti o loro delegati. A Conte si vanno a chiedere “cosuccie concrete”. Ovviamente mettere in pericolo la tenuta della maggioranza in questo momento porterà Italia viva a calare ulteriormente nei sondaggi e nella considerazione degli Italiani. Ma Matteo Renzi, fa un’altro gioco, Quale? Non saprei. Non lo capisco e non mi piace.
Da Italia Viva si sentiva ieri come un mantra ripetere, sotto voce, la parola rimpasto per superare l’impasse. Dal Pd, Leu e M5S la risposta ufficiale è se Bonafede viene sfiduciato cade il governo, si dissolve la maggioranza e non c’è altro che andare al voto. Ovviamente senza una legge elettorale adeguata ai tempi ed all’evoluzione del Paese, caduta sistematicamente nel dimenticatoio e rispolverata all’ultimo momento per favorire qualcuno.
Cosa accadrà? Lo spremo tra poco.
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