Si riapre? Si, no, non lo so.
E’ un segnale comunque forte il fatto che i sondaggisti tornino ad occuparsi di politica e di intenzioni di voto. Oggi quelle di Nando Pagnoncelli (nella foto di copertina).
GP
Dopo i sondaggi sulle intenzioni di voto di SWG per il TG della 7 diretto e condotto, nell’occasione, da Enrico Mentana, sulle quali ho provato a ragionare con Voi, care lettrici e lettori, oggi un confronto con quelle, d’un giorno prima, del noto sondaggista Nando Pagnoncelli, al timone di Ipsos Italia. Un dato mi manca in quel sondaggio, o perlomeno non è stato comunicato ed è quanti intervistati “non si pronunciano”. In quello di SWG erano il 43% con un aumento in una sola settimana di tre punti, un dato impressionante.
Per contro Nando (Ferdinando all’anagrafe) Pagnoncelli riporta i dati comparati (intenzioni di voto) di 10 sondaggi per ciascun partito, iniziando da giugno 2019 e finendo al 23 aprile 2020, e aggiunge quelli del gradimento per il governo e per i leader, sui quali sarà il caso di approfondire in un altro intervento.
Compariamo, dunque, gli ultimi sondaggi per partito (primo dato Ipsos, secondo SVG, terzo differenza in + o – tra tra primo e secondo).
Giusto precisare che a parte i veri scostamenti significativi la differenza così marcata negli ultime due voci -Cambiamo! ed Altre liste- in realtà è solo dello 0,1. Infatti sommandole per Pagnoncelli, che le mette insieme è il 3,0 per SWG il 3,1.
Gli scostamenti maggiori tra i due sondaggi riguardano la Lega col -2,8 ed il Movimento 5 Stelle col + 3,2. Da sottolineare che, già nel sondaggio SWG, la Lega era in forte calo. rispetto alla settimana precedente, e il Movimento 5 stelle otteneva la migliore crescita. Per tutti gli altri decimali, salvo Forza Italia col +1,4 ed il Pd che prende un +1 secco. Significativi in percentuale il -0,9 di Azione che oscilla tra 1,4 ed il 2,3 e sinistra italiana/Articolo 1 che con uno scostamento del -0,7 scende nei sondaggi della Ipsos da 3,4 a 2,7.
Pagnoncelli conclude che tra la coalizione di destra (Lega, FdI e FI) al 47% ed i quattro partiti al governo (Pd, M5S, IV e SI+Art.1) col 45,7 ormai la forbice è minima (1,3).
Vero che la destra potrebbe forse contare, forse, sull’ 1% di Toti ed arrivare al 48%, ma per converso il governo può ambire agli appoggi di + Europa e Verdi, che col loro 4% (oggi sostengono dall’esterno il governo), lo porterebbe al 49,7%, ad un passo cioè dalla maggioranza assoluta, che sia Calenda, che qualche partitino della sinistra antagonista potrebbe far raggiungere e superare, anche se di poco (mi perdoneranno, spero, i tanti amici che annovero tra quelle formazioni: la matematica non è un’opinione).
Non mi meraviglia, dunque, che un Salvini disperato, incapace di concepire cambi di strategia di comunicazione (un nemico al giorno e tanto odio, che poi è anche il messaggio politico fondamentale, non potendo dire di avere a cuore solo gli interessi dei “padroncini”, in senso lato, del nord-est e dei nemici internazionali dell’Europa), con un manipolo di una settantina di parlamentari leghisti abbia occupato questa notte il Parlamento. Sarei curioso di sapere se si son portati le carte francesi o le napoletane, più probabile nella versione bergamasca o bresciana.
Disperato, anche perché, sempre nel sondaggio de quo (in questione), la Meloni, pur in leggera flessione e non più seconda al Premier Conte, sia pure scendendo dal 41 al 35% e calata in terza posizione, alla seconda c’è Roberto Speranza, lo precede con un distacco di ben 4 punti. Ma su questa classifica (i gradimenti dei leader) ci faremo una chiacchierata io e Voi, care lettrici e lettori, in un secondo momento.
Anche i dati di Pagnoncelli rafforzano, guardando attentamente alle mosse di ciascuno sullo scacchiere nazionale della partita l’ipotesi terza avanzata nell’articolo precedente. Resta la stessa conclusione: chi vivrà vedrà, ed è solo un noto antico proverbio e non una battuta di scarso buon gusto in tempi di pandemia.