Sondaggi politici, intensioni di voto
il PD cresce di un punto. Fratelli d’Italia di 0,3 punti.
La redazione
Continua la crescita dei primi due il classifica. Tutti i dati sono elaborati su un confronto a sette giorni.
Il Partito democratico, in stato di grazia, guadagna un punto secco e tocca 21,7%. La sua crescita è stata costante da quando è asceso alla testa della classifica ed ora tocca il picco.
Secondo Fratelli d’Italia si difende e con un +0,3 raggiunge il 20,3. Aumenta il suo distacco dal Pd di uno 0,7 e raggiunge l’1,4.
Terza la Lega inchiodata al 18,7% come sette giorni or sono. Il suo distacco dal partito della Meloni aumenta ed da 1,3 sale ad 1,6 e dal Pd da due punti sale a tre punti netti.
Quarto il Movimento cinque stelle con 15,4% che perde otto decimi di punto in sette giorni. Un davvero preoccupante -0,8. La crescita, registrata con l’avvento di Giuseppe Conte alla guida, non solo si è arrestata, ma tende gradatamente a sgonfiarsi e cresce in misura preoccupante per il partito di Conte-Grillo.
Sempre quinta, e sempre parecchio distaccata, Forza Italia con l’8% secco ed un +0.3. Il partito di Berlusconi, che alterna crescite a decrescite, dall’annuncio della candidatura al Colle del suo leader, sta crescendo in consensi.
Sesta posizione per Azione di Carlo Calenda col 3,4 ed un +0,1 che lo riporta al dato di due settimane fa ma a tre settimane lo porta ad una perdita di quadi mezzo punto, esattamente -0,4.
Settima Italia Viva di Matteo Renzi col 2,2 a fronte del 2,6 totalizzato sette giorni fa. Il movimentismo di Renzi e gli incontri con la destra sembrano siano costati quasi mezzo punto esattamente -0,4, pari a quasi il 20% in meno di gradimento.
Ottava Sinistra Italiana che dal 2,1%, scende in sette giorni al 2 netto, andando a pari con i Verdi.
Noni a pari merito i Verdi col 2% che mantengono invariato da due settimane.
Decimo Art.1-MDP, che con un +0,2 sale a 1,9% distanziando + Europa con la quale era a pari merito la scorsa settimana.
Undicesima +Euroa che mantiene l’1,7% della scorsa settimana.
Nessun altro partito supera o raggiunge l’unità, mantenendosi a quota decimali.
Limitandosi ai primi quattro, il centrodestra rispetto all’alleanza Pd-M5S migliora di uno 0,1 a sette giorni. Fratelli d’Italia e Lega (39%) superano Pd e M5S (36,3) di punti 2,7.
E sono le percentuali dei primi quattro a segnare la differenza tra la due coalizioni. Forza Italia migliorando di uno 0,3, col suo 8%, offre al centrodestra un ulteriore distacco dello 0,6% nel confronto con le preferenze per Sinistra Italiana, Art.1, Verdi e + Europa che sommano il 7,4. In sostanza alla fine di questa settimana il distacco tra le due coalizioni è di 3,3 in favore del centrodestra, contro il 2,8 della settimana scorsa.
Lo ripetiamo ormai fino alla noia: ago della bilancia restano Azione ed Italia Viva. Se il partito di Carlo Calenda col suo 3,4 pare più vicino al centrosinistra, comunque indisponibile nei confronti del centrodestra, quello guidato da Matteo Renzi che da tempo oscillava sistematicamente, quanto imprevedibilmente, tra destra e sinistra, ora, a cominciare dalle manovre per il Quirinale, che lo vede tentare l’alleanza con Coraggio Italia, si sta sempre più spostando verso il centrodestra. Basterà il suo asse di ferro con Berlusconi, a cui appose il sigillo notarile il Patto del Nazareno, a far da garante nel suo approdo “definitivo”, per quanto definitivo possa esserci in generale in politica ed in particolare in quella del senatore di Rignano? Francamente, pensiamo di no! Renzi ha impellente necessità di qualcosa che possa trascinarlo fuori dal mortale 2,2% in cui versa da tempo, con decimali sempre più in discesa. Sembra si sia ficcato in un classico cul de sac: il centrosinistra, stufo delle sue manovre di palazzo, da ultimo quella che ha fatto cadere il governo Conte II, di chiara impronta di centrosinistra, ed ha aperto la strada all’ingresso di Lega e Forza Italia in maggioranza e nel governo, al nome Renzi arruffa il pelo come un felino un attimo prima di sferrare un attacco mortale. Ma non tanto i suoi parlamentari, quanto i già scarsissimi elettori, più tende a destra, più si assottigliano a vista d’occhio. Se non ne esce, Dio solo sa come, sarà la fine politica per lui e la sua Italia “poco” Viva, e sembra che l’elettorato gli farà mantenere quell’impegno a ritirarsi dalla politica, che giurò solennemente alla vigilia del referendum, che perse, promessa agli elettori che non si è mai sognato di onorare.
Il quadro definitivo delle previsioni è di sostanziale equilibrio tra destra e sinistra, con un minimo di vantaggio per la prima, annullato se Calenda si dovesse aderire alla coalizione larga auspicata da Enrico Letta. Ci ripetiamo, è troppo poco ed aleatorio il vantaggio per spingere la triplice alleanza, Meloni-Salvini-Berlusconi, al voto, che è come la Titina, della vecchissima e nota canzone. Tutti la volevano, ma alla fine nessuno se la sposava. In realtà, dopo tutte le nostre elucubrazioni, bisognerà attendere i primi di febbraio quando si voterà il successore di Mattarella, per conoscere le “vere” alleanze e intravedere il futuro ad un anno, quando arriveranno le elezioni politiche. Anche, va detto, in un paese dalla politica instabile come quella italiana, più adatta ad essere studiata dai sismologhi che dai politologhi, in un anno può succedere di tutto di più. E che l’ipotesi più attendibile sia il voto alla scadenza naturale della legislatura lo conferma la riduzione di un terzo dei parlamentari sia di Camera che di Senato. Chi è quel suicida in Parlamento che la fa finire un anno prima, sapendo di doversene andare certamente a casa? E se non bastasse, c’è una legge elettorale, indispensabile prima del voto, che continua a dormire i sonni del giusto.
Appuntamento a sette giorni.
P.S. Cercheremo di anticipare al venerdì, massimo sabato.
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