Sondaggi politici, intensioni di voto
Il Pd cresce a due settimane, ma ad una perde qualche decimale. Fratelli d’Italia perde sia ad una che a due settimane. La Lega col +0,1 torna a tre settimane or sono
La redazione
Precisiamo una volta per tutte, noi ci atteniamo fedelmente ai dati settimanali che You Trend elabora facendo la “Supermedia” dei dati più recenti di sei, tra i più autorevoli istituti demoscopici (Demopolis, EMG, Euromedia, Ixè, SWG e Tecnè). La differenza di scelta o, se vogliamo, di metodo sta nel fatto che noi misuriamo crescite e decrescite confrontandole ad una settimana, ma talvolta espandendo temporalmente il confronto, cioè ad una, a due e finanche a tre settimane prima. L’espansione però è un’eccezione non la regola. You Trend ha operato una scelta diversa dalla nostra e confronta sistematicamente a due settimane. Ciò chiarito andiamo ai numeri,
Il Partito Democratico, nonostante una lieve flessione (-0,2) rispetto alla settimana scorsa, quando aveva guadagnato un punto secco, consolida il suo primato salendo a +2 su Fratelli d’Italia: dallo scorso giugno il primo partito non aveva un vantaggio così “ampio” sul secondo (all’epoca era la Lega su FdI). Un anno “movimentato” che ha visto il Pd passare da terzo a primo, mentre la Lega ha fatto l’inverso. Lega che col suo modesto + 0,1 riduce il distacco sia dal Pd, che da Fratelli d’Italia. Il momento negativo del Movimento 5 Stelle sembra essersi fermato tanto che a sette giorni guadagna un +0,4. Forza Italia, infine, torna sopra l’8% per la prima volta dopo molti mesi, grazie al + 0.1 di questa settimana.
Esaminiamo in dettaglio i risultati settimanali dei primi 11 partiti.
Il Partito Democratico resta come abbiamo detto saldamente primo nonostante il – 0,2 che gli fa totalizzare 21,5%.
Fratelli d’Italia perde otto decimali e resta seconda ma con il 19,5 perdendo così dopo diverso tempo l’ambita e sudata quota 20. Il distacco dal Pd cresce di 6 decimali e raggiunge i due punti secchi.
La Lega terza realizza un + 0,1 e dopo due settimane al 18,7, torma al 18,8 di tre settimane fa. Quella modesta ripresa riduce il suo distacco sia dal Pd, che da Fratelli d’Italia. Dal primo ora è 2,7 rispetto a 3 e dai secondi di 0,7 rispetto a 1,6. Quest’ultimo recupero il più corposo.
Quarto il Movimento cinque stelle nuovamente al 15 dopo il 14,6 della settimana scorsa. Recupera un + 0,4 contro un davvero preoccupante -0,8 della settimana precedente. La crescita, registrata con l’avvento di Giuseppe Conte alla guida, che si è arrestata, gradatamente sgonfiandosi, ora da segnali di ripresa.
Quinta Forza Italia. Un + 0,1 che la porta all’8,1, facendole superare dopo molti mesi l’8%. Il partito di Berlusconi, che ha alternato crescite a decrescite, dall’annuncio della candidatura al Colle del suo leader, sta crescendo in consensi.
Sesta Azione di Carlo Calenda. E’ da due settimane che cresce di un + 0,1, totalizzando 3,5.
Settima Italia Viva. Anche per il partito di Matteo Renzi un + 0,1 che lo porta al 2,1.
Ottava Sinistra Italiana ferma al 2%.
Noni i Verdi anche loro fermi 2%, sembra una fotocopia.
Il decimo, Art.1-Mdp è il terzo a pari punti col 2%, che raggiunge grazie ad un + 0,1.
Undicesima +Europa ferma all’1,5 della settimana precedente.
Limitandosi ai primi quattro, il centrodestra rispetto all’alleanza Pd-M5S migliora di uno 0,1 a sette giorni. Fratelli d’Italia e Lega (383%) superano Pd e M5S (36,5) di punti 1,8.
E sono le percentuali dei primi quattro a segnare la differenza tra la due coalizioni. FdI e Lega sommano 38,3, Pd e M5S 36,5. Un vantaggio per la destra dell’1,8, Forza Italia migliorando di uno 0,1, col suo 8,1 %, offre al centrodestra un distacco dello 0,6% nel confronto con le preferenze per Sinistra Italiana, Art.1, Verdi e + Europa che sommano il 7,5. In sostanza alla fine di questa settimana il distacco tra le due coalizioni è di 2,4 in favore del centrodestra, contro il 3,3 della settimana scorsa.
Siamo costretti a ripeterci: ago della bilancia restano Azione ed Italia Viva. Il partito di Carlo Calenda col suo 3,4 è più vicino al centrosinistra, indisponibile nei confronti del centrodestra, non travede per i pentastellati che ne frenano l’adesione al campo largo, propugnato da Enrico Letta. Quello guidato da Matteo Renzi oscillante tra destra e sinistra, che sembrava spostarsi verso il centrodestra ora è nuovamente, come il birillo rosso del biliardo del “Bar Centrale” di Foligno, al centro del mondo. Renzi ha impellente necessità di qualcosa che possa trascinarlo fuori dal mortale 2,2 – 2,3 in cui versa da tempo, con decimali spesso più in discesa, che in salita. Sembra si sia ficcato in un classico cul de sac: il centrosinistra, stufo delle sue manovre di palazzo, da ultimo quella che ha fatto cadere il governo Conte II, di chiara impronta di centrosinistra, ed ha aperto la strada all’ingresso di Lega e Forza Italia in maggioranza e nel governo, al nome Renzi arruffa il pelo come un felino un attimo prima di sferrare un attacco mortale. Ma se da un lato, non tanto i suoi parlamentari, quanto i già scarsissimi elettori, più tende a destra, più si assottigliano a vista d’occhio, ora sembrerebbe che le sue profferte verso destra abbiano subito un gran rifiuto. Se non ne esce, Dio solo sa come, sarà la fine politica per lui e la sua Italia “poco” Viva, e sembra, stando così le cose, che l’elettorato gli farà mantenere quell’impegno a ritirarsi dalla politica, che giurò solennemente alla vigilia del referendum, che perse, promessa agli elettori che non si è mai sognato di onorare.
Il quadro definitivo delle previsioni è di sostanziale equilibrio tra destra e sinistra, con un minimo di vantaggio per la prima, ribaltato se Calenda dovesse aderire alla coalizione larga auspicata da Enrico Letta. Ci ripetiamo, è troppo poco ed aleatorio il vantaggio per spingere la triplice alleanza, Meloni-Salvini-Berlusconi, al voto, che è come la Titina, della vecchissima e nota canzone. Tutti la volevano, ma alla fine nessuno se la sposava. In realtà, dopo tutte le nostre elucubrazioni, bisognerà attendere i primi di febbraio quando ci sarà il successore di Mattarella, per conoscere le “vere” alleanze intervenute ed intravedere il futuro ad un anno, quando arriveranno le elezioni politiche. Anche, va detto, in un paese dalla politica instabile come quella italiana, più adatta ad essere studiata dai sismologhi che dai politologhi, in un anno può succedere di tutto di più. E che l’ipotesi più attendibile sia il voto alla scadenza naturale della legislatura lo conferma la riduzione di un terzo dei parlamentari sia di Camera che di Senato. Chi è quel suicida in Parlamento che la fa finire un anno prima, sapendo di doversene andare certamente a casa? E se non bastasse, c’è una legge elettorale, indispensabile prima del voto, che continua a dormire i sonni del giusto.
Appuntamento a sette giorni.
P.S. In coda al precedente sondaggio avevamo scritto “Cercheremo di anticipare al venerdì, massimo sabato: Ci siamo riusciti e siamo felici di questo.
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