Terzo mandato per Xi Jnping. Nessun precedente.
Rieletto Xi, senza concorrenti, all’unanimità per la terza volta.
Gianvito Pugliese
Xi Jinping ha raggiunto nella storia politica cinese del dopo guerra un successo senza precedenti, ottenendo un terzo mandato come presidente della Cina questa mattina durante una riunione del Parlamento.
Ne esce grandemente rafforzato il suo indirizzo indiscusso sull’economia cinese, ovvero la seconda economia più grande del mondo, e la sua autorità nel Paese non subisce le prevedibili flessioni a causa sia della gestione non certo ineccepibile del COVID, che delle sfide diplomatiche impostegli dai comportamenti di Putin e dall’invasione dell’Ucraina che rischia di compromettere i rapporti commerciali di Pechino con l’occidente. La Cina può bleffare finché vuole, ma eventuali sanzioni dell’Unione Europea, unite a quelle degli Usa, arrecherebbero gravissimi danni all’espansione dell’economia cinese, cavallo di battaglia di Xi. Secondo alcuni economisti, che trovo francamente esagerati, potrebbero metterla decisamente in ginocchio. In Russia, nonostante la propaganda del Cremlino. dominante nel Paese, ma anche largamente diffusa nella nostra Italia dai mignon prezzolati e non, le sanzioni, secondo gli economisti più quotati hanno prodotto un’autosufficienza per meno dei prossimi tre mesi della Russia, dove il livello di vita, di cultura e d’informazione, fuori da Mosca e da San Pietroburgo, era da sempre ed è già pessimo.
E’ naturale, quindi, che gli USA e l’Unione europea, fatta salva quella sparuta minoranza di stati filo putiniani, con alla testa Viktor Orban, tengono d’occhio come non mai Xi e la Cina, pronti a sanzioni “atomiche” in caso di sostegno economico alla Russia.
Poco meno dei 3.000 membri del National People’s Congress (NPC), il Parlamento cinese hanno votato, all’unanimità, per il sessantanovenne Xi. Nessun voto contrario nell’elezione celebrata, più che tenuta nella Grande Sala del Popolo. Un’elezione priva di altri candidati. Il classico bagno di folla di cui si nutrono tutti i dittatori, sia quelli riconosciuti come tali, che quelli opportunamente ed astutamente occulti.
Xi ha fatto decisamente regredire la Cina sul piano dell’autoritarismo. Dal lato suo ha la pregressa crescita economica esponenziale del Paese ed il miglioramento delle condizioni di vita di buona parte di questo, anche se non sono rari interi cantoni rimasti del tutto indietro.
L’autoritarismo di Xi è cominciato fin da quando ha assunto il controllo del Paese, dieci anni fa, che gli ha consentito anche di ottenere una proroga del suo mandato per altri cinque anni. Tutto ciò, mentre sono peggiorate a dismisura le relazioni con gli Stati Uniti e i suoi alleati a causa della sua tentennante aggressività verso Taiwan, con l’obiettivo morale, quanto fasullo, “dell’integrità territoriale”, ma pratico di mettere le mani sulla maggior produzione mondiale di microchip, elementi indispensabili per tutta la tecnologia contemporanea.
Il sostegno ambiguo ed alternato di Pechino alla Russia non ha di certo giovato ai rapporti con l’occidente. Ambiguo perché Pechino vuol tenersi caro l’ombrello nucleare russo, ma ormai è perfettamente in grado di strappare alla Russia di Putin il primato e la guida dell’alleanza Brics (i 5 grandi Paesi emergenti composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). L’eccessivo controllo statale sui commerci e sui diritti umani completano il quadro.
La Cina di Xi sta affrontando una insufficiente ripresa, dopo tre anni di politica zero-COVID, unitamente alla scarsa fiducia interna dei consumatori e delle imprese nella ripresa economica. Ciliegine sulla torta dei problemi di Xi la debole domanda di esportazioni cinesi e l’immane carico di debiti dei governi locali, autentica palla al piede alla crescita economica e al sistema finanziario.
La crescita dell’economia cinese nel 2022 è stata solo del 3%, quasi la peggiore performance degli ultimi decenni. Durante la seduta parlamentare che ha eletto Xi il governo ha fissato la crescita per il 2023 ad un modesto 5% circa. Modesto, se confrontato con la crescita di un Paese che in breve si è imposto come la II economia del mondo.
Willy Lam, membro anziano della Jamestown Foundation dagli Usa: “Nel suo terzo mandato, Xi dovrà concentrarsi sulla ripresa economica…Ma se continua con quello che ha fatto, controllo più stretto del partito e dello stato sul settore privato e confronto con l’Occidente, le sue prospettive di successo non saranno incoraggianti“.
Vladimir Putin è stato tra i primi leader stranieri a congratularsi con Xi. Alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina Jinping e Putin hanno sottoscritto una partnership “senza limiti” tra Cina e Russia. Correva febbraio del 2022.
Xi nel 2018 ha fatto cadere il limite di due mandati, diventando così il leader più potente della Cina dai tempi di Mao Zedong.
Presidenza a parte, più immagine che sostanza, il principale potere di Xi è stato ottenuto ad ottobre scorso allorché si è fatto confermare per altri cinque anni come segretario generale del comitato centrale del Partito comunista, l’uomo in Cina che in realtà controlla e governa tutto.
Il prossimo passo del suo consolidamento dovrebbe avvenire domani con la conferma a premier di Li Qiang, il maggior alleato di Xi al comando dell’economia.
Sempre nel fine settimana, a cascata le nomine degli alti funzionari voluti da Xi. Tra loro il vice premier, il governatore della banca centrale. numerosi ministri e capi dipartimento.
Oggi il parlamento cinese ha eletto anche il sessantaseienne Zhao Leji, presidente del parlamento ed il sessantottenne Han Zheng, vicepresidente. Entrambi uomini di Xi fin nel Comitato permanente del Politburo.
La riunione parlamentare si concluderà lunedì, con un discorso di Xi e una specie di conferenza stampa di Li. Una curiosità personale: ci sarà un collega kamikaze che farà la domanda: “Quando in Cina una donna, magari giovane, al potere“?
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