Via libera del Cdm al ddl su la violenza alle donne

Proposto dalle ministre Elena Bonetti, Luciana Lamorgese, Marta Cartabia , Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Fabiana Dadone ed Erika Stefani.

La redazione

Arriva e viene varato in Consiglio dei Ministri il disegno di legge per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica.

Il testo porta le firme delle ministre Elena Bonetti, Luciana Lamorgese, Marta Cartabia , Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Fabiana Dadone ed Erika Stefani.

Il primo punto qualificante è la procedibilità d’ufficio nei casi di violenza domestica. Molti sfuggivano alla punizione per la paura delle vittime che raramente denunciavano.

La Forza pubblica che interviene a seguito di denuncia o querela in ambito di violenza domestica, “qualora dai primi accertamenti emergano concreti e rilevanti elementi di pericolo di reiterazione della condotta”, lo comunica al prefetto competente il quale può adottare “misure di vigilanza dinamica, da sottoporre a revisione trimestrale, a tutela della persona offesa”. 

Le pene previste per i reati di percosse, lesioni, minacce, violazione di domicilio e danneggiamento sono aumentate “se il fatto è commesso nell’ambito di violenza domestica da soggetto già ammonito”.

Il pubblico ministero può disporre anche “il fermo della persona gravemente indiziata” di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e atti persecutori o di un “delitto consumato o tentato, commesso con minaccia o violenza” (per cui la legge prevede “ergastolo o reclusione superiore nel massimo a tre anni”) se “sussistono specifici elementi per ritenere grave e imminente il pericolo”, quando” non è possibile, per la situazione di urgenza, attendere il provvedimento del giudice”.

Dopo una denuncia o una querela, le forze dell’ordine, dopo i primi accertamenti, in caso di pericolo concreto potranno dunque avviare l’iter per disporre una vigilanza a tutela della persona offesa.

Le norme dovranno essere poi discusse ed approvate dai due rami del Parlamento. Finalmente, permetteteci di sottolinearlo, sembra che si sia imbroccata la strada giusta: quella della prevenzione, della tutela della vittima, di non attendere il “femminicidio” per prestare attenzione a quanto avviene.

Quello che ci colpisce negativamente è l’assenza nei proponenti di qualche maschietto. Speriamo di sbagliarci ma sembra un: “sono fatti vostri, ergo pensateci voi”.

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