Vince il non voto
Vince col 43% il non voto, peggior risultato rispetto alla settimana precedente la Lega, migliore il Movimento 5 Stelle.
GP
Il dato più interessante nei sondaggi di ieri sugli orientamenti di voto, della SWG, diffusi dal tg serale della 7, così come nei contratti predisposti da banche, assicurazioni, gestori di servizi vari, è scritto alla fine delle tabelle, in corsivo, certo, ma più piccolo: il 43% degli intervistati “non si esprime” e rispetto alla settimana precedente, in cui si era al 40% aumenta, in sette giorni, del 3%. Il partito del non voto, anche se non esprimersi non è necessariamente uguale a non votare, si avvicina sempre di più alla maggioranza assoluta del Paese.
Entrando nell’analisi delle intenzioni di voto del 57% degli intervistati, è fin troppo evidente che la grande sconfitta della settimana è la Lega. Un fenomeno preoccupante per i partito di Via Bellerio -già sede della Lega Nord-, soprattutto in considerazione che da tempo si registra un calo apparentemente, inarrestabile. Vincitori il M5S -Movimento 5 Stelle- con un secco più 1% e FdI -Fratelli d’Italia con una crescita dello 0,5%, dunque pari alla metà dei pentastellati.
Dello 0,3% crescono il PD -Partito democratico-, FI -Forza Italia- ed IV -Italia Viva- e lo O,1 positivo va a +Europa. Le liste minori registrano il -0,5% una totale debacle, -0,3 ad Azione e Cambiamo, per intenderci Calenda e Toti, mentre l’ex Leu, oggi Sinistra It./ MDP Art.1, chiude la lista con un -0,1.
Si possono fare tutte le somme e le equazioni possibili, sbizzarrendosi nelle ipotesi, sta di fatto che la destra ad oggi conterebbe su un solido 49,1. C’è un però. Le differenze tra Salvini-Meloni e Berlusconi sono sempre più evidenti e sul Mes (Fondo europeo cd. Salva Stati) sono letteralmente esplose, con Salvini all’attacco e Berlusconi che rimarca le differenze, pur confermandosi alleato della destra, e quando un capo partito in Italia sottolinea troppo l’adesione, solitamente si accinge alla scissione.
I contrari al Sovranismo-nazionalismo di Salvini-Meloni contano un 48,8%, piuttosto variegato e abbastanza litigioso. Lo zoccolo duro (?), che fa parte della coalizione di governo, diciamo di centro sinistra, pure quello mica tanto coesa, cioè PD, M5S, IV e Sin.It art. 1 e, assommano al 42,5. E di questa mattina un editoriale sul decreto che annunzia la fase due. e le prese di distanza sono tante, forse troppe.
Tertium non datur, dicevano i padri latini e si ripete ancora oggi assai spesso, ovvero l’uno o l’altra è la soluzione, una terza via non esiste. In politica è esattamente il contrario. C’è una ipotetica coalizione di centro europeista, dei cd. Moderati, sempre evocati e mai nati, che mettendo insieme FI di Berlusoni, IV di Renzi, Verdi e +Europa e, ad oggi disporrebbe di un 13,5 al quale potrebbe aggiungersi il 2,3 di Azione, cioè Calenda, e anche se molti lo danno come certo alleato dei nazional-sovranisti, non sono certo che Totti, con l’1% rimastogli, non rafforzerebbe una formazione capace di fungere da ago della bilancia di centro tra destra sovranista e coalizione di centro-sinistra. In tal caso è da capire se i Cinquestelle non rivendicherebbero una loro autonomia rispetto ad centro sinistra che già oggi gli sta visibilmente stretto. Certo, sembra davvero una matassa ingarbugliata. Ma la politica ci ha abituati a bel altri stravolgimenti. Staremo a vedere. Sta di fatto che, se oggi si votasse, chiunque fosse chiamato a governare con poco più o poco meno della metà del suffragio, considerata l’astensione, disporrebbe si e no del consenso di un quarto degli aventi diritto al voto. Non è una bella prospettiva per chi crede nella democrazia e non nella conquista del potere, fine a se stesso.