La nostra istruzione
Una scuola tutta da rivedere, Poi ci ha messo la sua manina gentile la pandemia.
Maria Catalano Fiore
Non vi è dubbio che la scuola italiana stia subendo un processo di veloce involuzione. Non è disfattismo il mio, ma un bimbo che nel 2020 ha iniziato le elementari cosa può aver appreso stando a casa, non socializzando con nuovi amici, non avendo rapporti con un maestro o una maestra e interagendo con un Pc, che peraltro non sa usare……non conoscendo ne consonanti ne vocali.
Non parliamo di gestione politica, catastrofica tra pandemia e pretesa di cambiare tutti i banchi della nazione affrontando una spesa miliardaria. Uno non erano necessari dappertutto (infatti, non sono arrivati). Due le nostre scuole sono quasi tutte fatiscenti e pericolanti, ci scappa pure il morto, ogni tanto, ma dopo due giorni di urla e pianti ecc…le cose restano invariate. I soffitti crollano dopo le piogge, fondi per i riscaldamenti sempre scarsi.
Per non parlare della situazione docenti, precari sino ai 50 anni e sballottati per tutta Italia, isole comprese. Ma quale macchinoso e perverso cervello ha inventato che una pugliese deve insegnare in Friuli e viceversa? Gente che non riesce a formare una famiglia, lo stipendio è scarso, e che se ha già un nucleo familiare e bambini piccoli deve smembrare tutto perché in caso di rifiuto perde il “posto in graduatoria” conquistato sgomitando per anni.
Non è la scuola sbagliata, che manda avanti meritevoli e non, almeno sino all’obbligo, anche se non sanno parlare, né scrivere neppure una domanda di assunzione senza supporti. Per non parlare di licei arrancanti e del dolce “parcheggio universitario”. Molti Corsi di Laurea ridotti a triennali, poi ……. non ci fai niente, devi farne altri due, poi una specialistica e poi, comunque risulti “lacunoso” in molte discipline per cui un Concorso è impensabile.
Lo sbaglio è in tutta la struttura scolastica dalla base. Bisognerebbe riformarla e risistemare tutta questa gente vagante, arrabbiata e triste, cosa che si ripercuote ancora di più sugli alunni.
Ripensando a tutto ciò mi viene in mente Alberto Manzi. Non è stato solo il conduttore della fortunata trasmissione “Non è mai troppo tardi” che ha attecchito sulle fasce analfabete della nostra società degli anni ’60, portando solo attraverso la tv alla licenza elementare un milione e mezzo di anziani o di gente che non aveva potuto frequentare regolarmente la scuola. Ha scritto testi didattici, romanzi per bambini e grandi, innumerevoli saggi che dovremmo rispolverare come gli elementi base della didattica.
Sembra impossibile, e forse lo è. Certo i nostri ministri per l’Istruzione ci auguriamo siano laureati e coscienti della situazione.
Ma lo sapete che le trasmissioni del Maestro Manzi venivano seguite da tutti tra il 1960 ed il 68? Chiunque poteva si incollava alla tv un’oretta nel pomeriggio, aveva sempre qualcosa da imparare o ripassare. Un successo ripetuto in 72 nazioni al mondo! Un vero processo di alfabetizzazione, così si usa la tv!
Un bimbo, dopo la scuola materna che dava i primi approcci a consonanti e vocali, a pallottolieri (li ricordate?) passava alle elementari con una maestra o maestro, che diveniva un punto di riferimento, (non sempre perfetto, ma costante). Un maestro che imparava a conoscerti, conosceva i genitori, con i quali c’era dialogo, sapeva quando e dove aiutarti e ti portava man mano, seguendo i programmi alle scuole medie. Li il discorso si scindeva nelle varie materie, ma c’erano i professori di riferimento che cercavano di farti capire anche i tuoi eventuali orientamenti futuri. Arrivavi al Liceo con idee che venivano poi confermate, o sconvolte, dalle varie materie o docenti. Quindi l’Università dove era già delineato il tuo futuro e spesso eri già entrato nel mondo del lavoro, che andava avanti parallelamente con un po’ di sacrifici, ma era l’occasione per “Trovare la tua strada”……
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