Pompei restituisce due corpi
Il sito Archeologico di Pompei restituisce nuovi corpi.
Maria Catalano Fiore
Ancora una volta, nell’attimo fuggente della morte, l’area scavi di Pompei ci restituisce altri due corpi. Quelli che il poeta Luigi Settembrini definì “il dolore della morte che riacquista corpo e figura”.
Uomini che persero la vita nel corso dell’eruzione e la cui impronta è rimasta impressa per quasi 2.000 anni nella cenere.
Chi erano non lo sapremo mai, potremo solo ipotizzarlo: un uomo e il suo schiavo, che vivevano appena fuori città, in località Villa Giuliana. In un ambiente adiacente, probabilmente una stalla, sono stati ritrovati, tempo fa tre cavalli bardati di finimenti. Evidentemente, i due, si preparavano a fuggire.
La scoperta dei due Pompeiani è stata diffusa ieri dai responsabili del Sito archeologico tra i più grandi, affascinanti (e trascurati) del Mondo. Definita “straordinaria” dal Ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini: ma “straordinario” è solo uno di quegli aggettivi che i politici buttano li quando hanno qualcosa da farsi perdonare; e Franceschini sul fronte Pompei, di cose da farsi perdonare ne ha parecchie.
Forse la più innocente: la turista che passeggiava tranquillamente sulle mura di una domus, scattandosi selfie nell’indifferenza generale.
Ancora una volta, comunque, la tecnica ideata nell’800 da Giuseppe Fiorelli, restituisce corpi e volti ben delineati, un uomo di mezza età, sicuramente il padrone e un giovane, sicuramente il suo servo. Unica affinità la strana espressione sul loro viso, fra terrore e incredulità.
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